mercoledì 27 novembre 2013

Un giorno sulla prospettiva Nevskij

Stanotte ho sentito un po' freddo. A voler essere più precisi ho sospettato che il mio cervello si stesse surgelando. La gestione sotto il piumone del resto del corpo ha funzionato, ma il vero problema è stata la calotta cranica. Le immagini più disparate hanno cominciato a pervadermi come il gelo nelle ossa, e stamattina mi sono svegliata pensando alla neve, e a quella sensazione di gelo ingestibile che si può provare fuori dall'ingresso dell'Ermitage, a San Pietroburgo, dove capisci che dovrai camminare un po' per impedire alle tue ginocchia di atrofizzarsi, e vorresti anche smettere di respirare per impedire alla brina di solidificarsi nella tua sciarpa. E neve sulle ciglia.

Mosca

I più esperti, oramai indenni alle morse del freddo, suggeriscono che se vedi il sole, in Russia, significa che la temperatura sia scesa al di sotto del 25 gradi. Se nevica, poi, provi un senso di calore; e se ti sposti da Mosca a San Pietroburgo, preparati combattere con un'umidità dell'80%. 

-25, con l'80% di umidità. Lo ribadisco, anche se non potrei dimenticarlo nemmeno se volessi.

Erano le sei del mattino quando ho messo piede (tra la neve, che te lo dico a fare) a S. Petersburg, dopo un viaggio in un caldissimo vagone letto. Catapultarsi da giaciglio a sentieri innevati "scavati", un metro di neve destra, uno a sinistra, è un po' più che "rigenerante"!

San Pietroburgo alle 7:00 del mattino


L'ebbrezza di provare a non scivolare al minimo "scioglimento dei ghiacciai", e di cercare vagamente di comprendere come potrebbe essere vivere in un posto dove il bianco domina per molti mesi, è un'esperienza difficile da raccontare.

Il desiderio profondo e costante di un posto caldo che ti conforti ogni due ore, come le poppate di un neonato, quello di tuffarti in un piatto di borsh, quello di prendere un caffè che ti costa come una cena, di scattare foto che non verranno a fuoco (neanche loro) pena perdita dei polpastrelli, ti accompagnano ad ogni passo, con tanto di doposci che affonda.

nel piatto: borsh; nel bicchiere: succo non identificato


Mosca ti torna in mente, vivida, ogni volta che senti freddo, e ogni volta che di fronte a te si stagliano strade enormi e difficili da attraversare. San Pietroburgo, invece, ogni qualvolta ti si presenti quel malsano pensiero per cui ti pare di sentire la mancanza dell'inverno.
Poi però ti fermi un attimo, rinsavisci, e ripensi a quando, in preda alla vodka, ti sei trovato ad urlare per strada a squarciagola 

"D' inverno, a Napoli, ci sono 15 gradi!!!! non -15!!!".

Ci sono momenti in cui pensi che non sopravviverai, che ti guardi intorno con aria stordita desiderando pezzetti di cioccolata, elisir per prolungare il videogame (perché è un videogame giusto... mica è possibile che faccia così freddo!!!), ma ecco che un cicchetto di vodka al limone (eh si, lì te la servono come la tequila, ma senza sale) ti salva la vita, e ti fa dimenticare che per cogliere la giusta inquadratura ti stai inginocchiando nella neve (vedi foto sotto).

San Pietroburgo fotografata con le ginocchia nella neve

Beh, comunque, dopo aver scattato e realizzato, puoi bestemmiare. E' consentito.

Il buio arriva presto, e un tepore magico ti travolge verso le 8 di sera, e ti spalanca gli occhi verso la notte. Di notte non fa più freddo, fa freddo uguale.
Il sole ritorna, la mattina dopo, avvolto in una coltre bianca. 
Ne sono certa: anche lui ha freddo!

Una bottiglia sempre in tasca, e allora si che puoi affrontare la giornata. 
Ne vale di certo la pena:
un giorno, sulla prospettiva Nevskij, per caso vi incontrai Igor Stravinskij!

Prospettiva Nevskij_ metro



lunedì 25 novembre 2013

Trentaconfusi... no, #TRENTACOGLIONI #1

Trentaconfusi... no, trentacoglioni.

Secondo post dell'era CherrySpeech, con una necessaria premessa: io non sono femminista, sono gli uomini che proprio non ce la fanno.
Meglio...sono (alcuni) uomini che in questo preciso momento storico non riescono a comportarsi con coerenza e dignità. Sono #trentacoglioni ecco tutto.




Raccolgo testimonianze, chiedo, mi informo da tempo, almeno cinque anni, ed inizio a pensare che la generazione maschile nata tra il '75 e l'85 sia stata contaminata da qualche cibo tossico, altamente tossico, che ha disintegrato parti essenziali del cervello (e del cuore), responsabili di sensibilità, coerenza, responsabilità e coraggio. Non ho dati sufficienti sugli esemplari fuori dalla decade incriminata, ma se fossero a vostra disposizione, sentitevi liberi di suggerire integrazioni.

Esemplifico:

1.
Una donna adulta (a trent'anni circa qualifichiamola come adulta!) incontra un baldo giovane.
Il suddetto giovane è piacente (ha un certo quid), diciamo che supera la massa informe di cerebrolesi, egoisti, fancazzisti fieri del loro essere, e si decide di uscire insieme scoprendo una certa intesa.
Certa intesa, ad una certa età, potrebbe anche significare cessione consapevole delle proprie virtù per godere del momento, nell'ottica dell' #ognilasciataèpersa
Gli stati sequenziali sono:
entusiasmo, conivolgimento e poi morte. Morte certa.

Perchè?

Dopo un certo numero di appuntamenti (3-7 circa) la donna inizia (erroneamente) a credere che quella che si configurava come un'intesa anomala e fine a se stessa, potrebbe qualificarsi come una frequentazione più o meno formalizzata. Ci si potrebbe innamorare insomma. (ci si potrebbe, sottolineo).

ERRORE IRREVERSIBILE.



Quello è il momento esatto in cui l'uomo (noto come il trentacoglione) inizia ad indietreggiare.
Lentamente indietreggia con fare filosofeggiante, accampa una lentezza (ritardo sarebbe decisamente appropriato) nella gestione del rapporto (in opposizione ad una conclamata velocità della partner) e si disintegra nell'etere vigliacco ed apparentemente godereccio del "rimaniamo amici, ora non sono pronto".

Continuo a chiedermi: "perchè?"

L'homme (noi, burloni napoletani, aggiungeremmo con piacere allegri epiteti) crede che il passaggio da scopamici a fidanzati (in senso largo) provochi qualche strana esplosione nucleare?

Rassicuriamoli: non esplode niente, va tutto bene. Respirate, respirate, respirate.
Cercate nel buco nero della vostra smisurata personalità un pò di coraggio, quel tantino che serve a rischiare (se vale la pena, è chiaro) ed a mettersi in gioco in una RELAZIONE.

2.
Una donna (sempre adulta) è felice e contenta nella sua allegra e senza speranze ricerca dell'uomo perfetto, quanto tutt'a un tratto incappa nel corteggiatore, stalker, sedicente marito prossimo.
Non le piace subito, ma non le dispiace neanche. Lui insiste, si accanisce. Per qualche perversa ragione si convince che Lei (la povera vittima) sia la prova del successo planetario che riscontrerà con tutte le donne e non può mollarla per nulla al mondo, pena la fine dell'universo.
Si presenta caparbio, gentile, brillante, educato, addirittura galante a tratti.
Quello che ad un occhio lucido dovrebbe essere uno sfigato qualunque (alla ricerca disperatissima di una scopata facile), diventa un uomo deciso, desiderabile.
Convince le amiche. Anche quelle più rigide e disilluse iniziano a pensare che in fondo uno su mille ce la fa e così il gioco è fatto.

Lei capitola. Si concede (mentalemente innanzitutto) e inevitabilmente perde la lucidità.

ERRORE IRREVERSIBILE.



Lui (sempre il trentacoglione), raggiunto il suo spicciolo traguardo (superato il primo turno ad eliminazione della champions alla playstation, per intenderci), si disinteressa completamente alla cosa e scappa a gambe levate.

E così, quella che doveva essere una freccia di Cupido, si trasforma in uno spiedo più o meno lungo che infilza giovani fanciulle, che invece di cuocersi nei tempi giusti, si brucia carbonizzato con una tristemente sola (e discutibile) fiammata. 
La domanda è sempre la stessa: "perchè?"

Ci penso, ci penso, ci penso. Non riesco a darmi una risposta che abbai una sua logica.
Credo che l'errore sia esattamente questo: cercare una spiegazione coerente con la logica di una donna.
Gli uomini sono uomini. Se fossero donne non sarebbero trentacoglioni.

ps 
Le generalizzazioni non sono mai un buon metodo d'analisi. Le eccezioni esistono, gli uomini giusti esistono.
Molti sono gay (ma questa è un'altra storia).

CL



venerdì 22 novembre 2013

Prima o poi, forse domani, cambierò vita.

Questo è un diario, quasi serio, di un tizio che vuole cambiare la propria vita.

Comincio da adesso a farlo, con questa rubrica. Un piccolo passo per me, un passo insignificante per l'umanità.



Nato a Caserta da genitori Napoletani, che negli anni ’80 si sono trasferiti nella ridente provincia casertana per dare un futuro migliore al proprio unico figlio, cioè io.
Mò (ora) vorrei proprio farvi vedere una mia foto di adesso, per rendervi partecipi del mio roseo futuro.

Insomma, hanno sbagliato tutto. O forse sono io che sono sbagliato, o meglio ancora lo sbaglio è insito in me, perché è dall’asilo che la suora, sì perché io sono cresciuto dalle suore, mi dice che sono sbagliato.
Ogni cosa che facevo era sbagliata, a partire dal segno della croce. Ma la colpa era di mia madre, che ogni mattina mi diceva: “cu te, per fare andare bene la giornata, ci vuole solo la croce " 'a smerza” (al contrario, con la mano sinistra), e così io la facevo “ 'a smerza”.
Mica volevo una giornata brutta? 

Enrico Milanesi_ nel segno della croce                                                                                                              Marcellino pane e vino

Insomma, ora mi ritrovo solo, male accompagnato e senza un punto di riferimento.
Ogni tanto lavoro, anche se sto in ufficio tutti i giorni.
Ogni tanto mi pagano, anche se mi dicono che farei bene a conservarmeli per la pensione. 

E quindi ho deciso: questo non è un paese per uno Scapece.

mercoledì 20 novembre 2013

La guida che ci mette l'acquolina in bocca...#foodporn

Noi lavoriamo nella comunicazione(?), elaboriamo idee, progetti, sogni; sezioniamo concept, smembrandoli in piccolissime particelle per capire in che modo trasformarli in messaggi, immagini e strumenti.

melon- téton

Trascorriamo moltissime ore al pc, seguendo collegamenti ipertestuali improbabili, guidati da un filo sottilissimo e non sempre criteriato e scopriamo nuove atlantidi in prodotti che sublimano la quintessenza della genialità (secondo noi, è ovvio!).
E così giocando, navigando e scoprendo, sono incappata in una serie di immagini che mi hanno divertito.

huitre-porn


La Premessa necessaria è che il debutto di Cherry Light su Fumo Fucsia ha scosso molto la situazione, ha drenato una linfa nuova, alimentato un'attesa decisamente intrigante e sintonizzato le nostre antennine sulla stazione sex and the blog.
E così... scopro che la guida enogastronomica canadese "Le guide des restos" sceglie di festeggiare il  suo diciottesimo anno di attività con una comunicazione sex inspired, componendo immagini di prodotti in chiarissima e provocatoria chiave sessuale. Top, direi!

« On est heureux de vous mettre l’eau à la bouche depuis 18 ans »
 è lo slogan, ben struttturato procovatorio e per niente volgare che hanno scelto!

foodporn



Le immagini sono state firmate dai fotografi Leda & St. Jacques, che hanno giocato sul diciottesimo anno, ed azzardato una comunicazione #pornfood, frutto del mix di due elementi semplici e ampiamente democratici (il sesso ed il cibo) per ristrutturare una guida irriverente (senza peli sulla lingua) ma in ogni caso ufficiale ed istituzionale.

Hanno fatto centro ed innescato una diffusione planetaria e virale della guide de restos, prima sconosciuta ai non addetti al settore!

fesses-food




Fighi gli artisti e fighi anche i committenti, consentitemi questa piccola osservazione...
partorire progetti cool, geniali e irriverenti è da pochi,
sposare e finanziare progetti cool, geniali e irriverenti da pochissimi!

sexy-food


lunedì 18 novembre 2013

Gingerbread man_ il mistero dell'omino di marzapane






Ok. Sono in seria difficoltà. L'omino di marzapane mi sta mandando in confusione. E non è un modo carino o stravagante per dire che ho litigato col mio fidanzato... no. E' proprio l'omino di marzapane che mi sta mandando in confusione, lui quoque!

Si aggira per il web sotto mentite spoglie, si confonde tra i biscotti di Natale e si mimetizza, incontrollato, tra paste di zucchero e di mandorla. 
Vestito con quei pochi elementi che attirano la tua attenzione, si spiaccica sulla faccia quel sorriso irresistibile; un paio di bottoni colorati ed un bastone caramellato gli conferiscono un certo charme. 
Tu lo osservi, con aria inebetita, e ti ricordi di tutti i cartoni animati della tua infanzia, di tutte le cose più dolcemente disgustose che tu abbia assaggiato, e per un attimo pensi davvero che a Natale siano tutti più buoni. 

La sua espressione ingenua ti conquista, ed è lì che ti perdi: pensi di sapere tutto su di lui, in fondo, è lui, è l'omino di marzapane, chi non lo conosce? insomma... ti puoi fidare!

Ma tu, che sei una donna seria, non ti arrendi, e cerchi informazioni. E così, in maniera ossessiva, spulci tra le ricette, setacci i blog (oltre che la farina), ti perdi nell'etimologia del marzapane e cerchi di capire se Martaban sia in Birmania o chissà dove (le origini sono importanti, e tu comunque vuoi sapere tutto) e solo alla fine, più tranquilla, cerchi delle immagini che  testimonino al mondo quanto sia buono il tuo omino prediletto.

Ed è proprio in quel momento, quando finalmente sei convinta che sia proprio il più buono del mondo, lo guardi bene, e ti accorgi che non è così morbido, non è un omino e... cazzo!!! ma non è di marzapane!!

lui è Gingerbread man_ l'omino di pasta di zenzero

questi biscotti di oggi... non sai mai di che pasta sono fatti!!!

giovedì 14 novembre 2013

CherryLight inizia a darci dentro_la sindrome mestruale (degli uomini)!

Salve a tutti,
mi presento, sono Cherry Light, ho xx anni e sono stata tirata per i capelli e costretta ad occuparmi di questa rubrica, che a quanto pare tutti volevano leggere ma nessuno scrivere. 
Mi auguro non l'abbiamo data a me, con melliflua gentilezza, tacciandomi segretamente di battoneria, ma in ogni caso, ormai l'ho presa e mi tocca a questo punto curarla! 
Parlerò di uomini, donne, sesso, problemini e problemucci comuni ad entrambi, pippe in senso di psicosi, curiosità e oggetti del divertimento!
Non aspettatevi recensioni su vibratori e profilattici, che proprio non se ne parla. Ricordatevi che, seppure mascherata e tendenzialmente alticcia, sono sempre una donna, inguaribile romantica e credulona, lacrime a gogo insomma e ansia da cellulite come tutte le comuni mortali!
Leggetemi utilizzando le etichette cherrylight e cherryspeech e fatevi due risate sulla sindrome mestruale degli uomini.  


Le donne, si sa, hanno il ciclo in media ogni 28 giorni. Attraversano bizzarre fase emotive ed ormonali e convivono più o meno pacificamente con il loro mestruo.
Gli uomini, alcuni almeno, i più scaltri a mio parere, provano a documentarsi. Cercano mappe, grafici e illustrazioni che documentino le fasi ormonali, cercando di affrontare con la giusta calma l'ira funesta, la dolcezza infinita e la sensibilità invereconda ed insensata che attraversa le loro adorabili compagne.



Gli uomini, tuttavia, trascurano di essere essi stessi soggetti del tanto famoso ciclo mestruale.
Certo non necessitano di assorbenti con le ali, non giocano a dentro/fuori con i tampax, non sperimentano coppette in silicone, ma attraversano le medesime, se non peggiori, lunaticità.
Avete presente quando giovani esemplari d'uomo impazziscono all'improvviso?
Ti amano e poi all'improvviso vacillano, cavalcano l'onda del divertimento e poi si incupiscono come affetti da una maledizione, si sentono autorizzati ad interrompere le comunicazioni all'improvviso come se fossero stati risucchiati in un buco nero, pronunciano frasi stizzite in maniera completamente arbitraria (senza la benchè minima provocazione), meditano di cambiare vita e lo credono possibile (per un brevissimo lasso di tempo)?



In tutti questi casi, se i fenomeni non sono legati a patologie specifiche (vigliaccheria cronica, sindrome del mandrillo sfigato, trentarzillo, coccodimamma,
rimarròpersempresoloestobenecosì) hanno il CICLO.
Abbiate pazienza: loro stessi non sanno quale fenomeno funesto li pervada; sono confusi, spaventati, impreparati. Reagiscono nell'unico modo che (molti) conoscono: si scatenano su di voi come foste un parafulmine.
Placateli, tollerateli o ignorateli. Una cosa è certa: passerà.
E se non dovesse passare, Raffaella ha la risposta.


Sappiate, a chiosa, che nessuno, e sottolineo nessun uomo, ammetterà mai di avere il ciclo.
La presa di coscienza sarebbe un gesto decisamente troppo maturo.
yeah.
CL

martedì 12 novembre 2013

BOB DYLAN (live/in my life)_ ROMA 2013

Mettiamo subito le cose in chiaro: non credo di potermi definire un fan di Dylan.




Insomma, nella mia collezione di dischi ci sono "The Freewheelin", "Highway 61 Revisited", "Blonde on blonde", "Blood on the tracks" e “The Essential  Bob Dylan vol.1 e 2”. Poi, da qualche parte,  non ricordo esattamente dove,  sono quasi sicuro di avere un’ audiocassetta di "Street legal", e  tra i vecchi vinili di mia madre ci dovrebbero essere anche "Bringing it all back home" e forse “World gone wrong “ (in realtà temo di averlo prestato a qualcuno anni fa e di non averlo mai chiesto indietro, ma se voi non dite niente non dovrò mai renderne conto). 

Se provo a digitare la chiave di ricerca "Dylan" sul mio hard disk, vengono fuori: 187 mp3 che hanno a che fare col suddetto,  una raccolta di spartiti per chitarra, un bootleg di un concerto e un libro in PDF mai letto. 

La mia conoscenza della vita dell'artista si riduce a: 

_  Robert Zimmerman

_  Woody Guthrie

_  periodo folck

_  esibizioni con Joan Baez (anche compagna?)

_  pilastro della rivoluzione culturale e sociale anni 60 (mi dicono che abbia cambiato il      
    mondo ma io non c'ero e quindi non posso testimoniare)

_  ha fatto fumare marijuana ai Beatles nel bagno della regina (neanche qui c’ero ma mi        
    sembra una cosa più plausibile)

_  periodo elettrico

_  litigi con i fan per il passaggio da un periodo all'altro

_  incidente in moto

_ anni 80/dischi brutti

_ concerti di beneficenza (c'entra qualcosa Harrison vero?)

_  Neverending Tour

_  figlio cantante dei Wallflowers

_  poker

_  premio Oscar per canzone in film con Michael  Douglas (tutti dicono risarcimento per non    
    averlo dato a "knocking on heavens door")

_  Scorsese fa film/documentario su di lui (che tutti mi dicono di vederlo e prima o poi lo       
    farò ma difficilmente credo che lo preferirò a “I'm Not There”*)

_  ultimi 5 dischi belli (lo dicono gli altri, io posso testimoniare solo a favore di "Time out of     
    my mind" e "Tempest").

Prima di quello del 7 novembre scorso a Roma avevo visto solo un suo concerto all'arena flegrea a Napoli (2001?) e non ne ho un ricordo memorabile.




Non credo che tutto questo faccia di me  un fan di Dylan; insomma, credo che chiunque ami la musica dovrebbe avere "Blonde on blonde" (e se non ce lo avete compratelo, e se non potete comprarvelo dite ad un amico di prestarvelo… insomma fate qualcosa, faremo finta di nulla e non ve la faremo pesare) e riconoscere al primo ascolto una trentina di sue canzoni, ma essere fan di Dylan e' un altra cosa: i fan di Dylan sono quelli che da anni seguono il suo tour infinito confrontando di volta in volta la scaletta della serata alla ricerca di quello che potrebbe essere "il concerto della vita", che solo un artista del calibro di Dylan ti può regalare perdonandogli anche le esibizioni meno memorabili; i fan di Dylan discutono animatamente di ogni strofa, di quale evento abbia ispirato questa o quella canzone; i fan di Dylan bramano da anni un Nobel che certifichi che i versi di Dylan sono una delle espressioni più alte della cultura del novecento e di conseguenza conferisca loro lo status di letterati che poco hanno a che fare con il confuso calderone della musica pop nel quale fino ad ora devono coabitare con i fan delle Lady Gaga di turno;  i fan di Dylan sanno il nome dell’attuale batterista  e di quelli passati, chi di loro è stato operato di appendicite e a volte anche il nome del medico che ha svolto l’operazione;  i fan di Dylan probabilmente mi stanno venendo a cercare.


A me di tutte queste cose non è che importi poi tanto (si ok, sono un po’ preoccupato per eventuali spedizioni punitive); entrando all’Atlantico di Roma per assistere al concerto non conoscevo nessuno dei nomi dei musicisti di supporto,  ho applaudito  quando mi piaceva quello che suonavano e se capiterà di rivederli magari li riconoscerò. 

Non credo che un eventuale premio Nobel a Dylan mi farebbe apprezzare di più i suoi dischi e anzi, spero, se dovesse accadere, che non ripubblichino i suoi vecchi vinili aggiungendo la notizia alla copertina come capita con le ristampe dei vecchi libri di Saramago, e non ho nessun particolare problema  se il mio Ipod in funzione random mette un pezzo di Fat Boy Slim dopo “Alla long the wachtower”. 

Semplicemente amo molte canzoni di Dylan; alcune per i loro testi, altre perché hanno saputo descrivere perfettamente, e in quel preciso istante, momenti della vita come quelli in cui le metropolitane vanno in direzioni opposte. Soundrack di situazioni ed emozioni inspiegabili. Altre, semplicemente, le trovo bellissime, e alcune mi sembrano avere un significato solenne  anche senza conoscerne la traduzione. 

E quindi, semplicemente, al concerto di Roma mi sarebbe piaciuto rincontrarne qualcuna in più oltre che “It Ain't Me, Babe”, “Positively 4th Street”,” Girl From The North Country” e “Blowining in the wind”, ma questa è una vecchia storia che chi ha visto i concerti di Dylan conosce bene: è come andare al ristorante che ha nel menù i tuoi piatti preferiti, ma devi sperare che quella sera il cuoco abbia voglia di cucinarli, sapendo che non puoi chiedergli di prepararteli come li hai assaggiati la prima volta e devi affidarti al suo buon cuore di non stravolgerne completamente il gusto sapendo che avrà nelle sue mani il potere di prepararti  la “cena della vita” o semplicemente un conto salato e una serata di digiuno. Beh, a quanto pare, guardando le set-list delle due serate di Roma, io ho mancato la “cena della vita” per 24 ore,  e mi sono dovuto accontentare di uno spuntino frugale.





Naturalmente i Fan di Dylan hanno visto entrambe le serate, quindi possono ritenersi sazi e non credo che avranno nulla da obbiettare a (con)dividere con noi altri una “Like a rolling Stones” dove Dylan ha addirittura concesso, cosa più unica che rara, il coro al pubblico.

like a rolling stone_ live_ roma 2013

venerdì 8 novembre 2013

Vincent S/S 2014 _iridescenze d'estate

Noi Fumo makers scriviamo di passione e d'amore.
E l'amore si sa, è tumultuoso, ineffabile e delicatissimo.
Ed è esattamente all'amore che penso quando provo a razionalizzare la passione metafisica e istintuale per le creazioni di Vincent, nuova leva del fashion design siciliano.

Racconto sempre di essermi imbattuta nella sua Cow bag quasi per caso, ed averla desiderata irrazionalmente. Da allora non ho più smesso di analizzare curiosa tutte le sue collezioni, rimanendone sempre affascinata.


In questa nuovissima collezione s/s 2014 la Sicilia ed il mare sono i protagonisti indiscussi, in una chiave che tuttavia si discosta dal classicismo barocco di Dolce & Gabbana, e si avvicina ad un'eleganza essenziale e stilnovista.





























Un'evanescenza declinata in colori che ricordano l'alba ed il mare. Schiume che si increspano e prendono vita in gonne a tubino nude con mini cortissime e scollature profonde e nette.






























Colletti di organza e meduse fluttuanti che pendono dalle bluse, lineari ed elegantissime.
Capi dall'allure quasi lunare con colori che albeggiano e si stagliano su un bianco purissimo, che come sempre domina la collezione.






























La Rosalie Bag riscopre una nuova gamma cromatica ricca di iridescenze e la Cow bag arriva fiera alla sua terza edizione consacrandosi come il simbolo di Vincent e decisamente un must-have per le fashionistas con un pò (giusto un pò ;-) di buongusto e originalità.






























La sensazione è quella di confrontarsi con un astro nascente, aggiudicarsi le sue creazioni come investire sul futuro, quasi una certezza.
Vincent_#wesuperloveyou

giovedì 7 novembre 2013

NIN @ Voodoo Experience 2013_ NEW ORLEANS

Gli zombie del Voodoo tornano a casa. Molti muscoli che neanche sapevo esistessero sono indolenziti. 


Il concerto e' stato incredibile: Trent non ha deluso neanche questa volta, soprattutto a New Orleans... e si sa, Lui e' molto legato a questa città, che e’ stata la sua casa per diversi anni. Sul palco lo ha ribadito più volte: “I had some of the worst times of my life here and I found salvation here.” 
Dopo l'uragano Katrina e' stato anche un forte sostenitore del Voodoo Fest, raccogliendo fondi attraverso concerti affinche’ questo Evento musicale potesse ancora continuare, decisamente amato da questo pubblico. Proprio per questo ero curiosa di vedere se questa esibizione sarebbe stata diversa da quella a cui avevo assistito due giorni prima a Miami, dove per la maggior parte la band ha presentato i pezzi dell’ultimo album. Ad un Festival non tutti saranno lì per vedere solo ed esclusivamente i NIN, in piu’ non ci sarà quel grande schermo a creare quell'atmosfera visionaria ed un po' allucinata che fa parte della scenografia. Prima di loro abbiamo dovuto tollerare i Paramore, che ammetto non conoscevo affatto; dopo la loro passabile performance due ragazzine sono andate via lasciando il posto sulla transenna centrale e finalmente LI’ avevo una visuale perfetta. 


Nel frattempo si fa amicizia con Nacho Libre, con l'uomo coniglio ed altri vicini. E' "Halloween weekend" e siamo a New Orleans, tutto e' concesso: fatine, streghe e diavoli!


Le luci si spengono e parte il boato. Si comincia: e’ Copy of A. Ogni componente del gruppo e’ avvolto da fasci di luce bianca, luci così forti da acceccare. Tutti saltano. 
I decibel sono decisamente assordanti. Alcuni indossano i tappi per limitare i danni, ma la musica deve raggiungere l'altro capo del City Park, che si estende per miglia. Io sono molto vicina, diventero’ sorda un giorno lo so! Ogni basso rimbomba nel mio corpo, entra dentro come un pugno seguito subito da un altro. La musica quasi si puo’ toccare: e’ lei lo spettacolo. Non c’e’ bisogno dello schermo, mi bastano loro, ma soprattutto Lui. 


La scaletta e’ decisamente diversa dal concerto di Miami, qui l'energia e' piu' intensa, soprattutto quando esegue pezzi piu lontani come: Reptile, Terrible lie, Head like an hole, Only, Sanctified, March of the pigs, e ancora the Hand that feads , Wish, o la canzone che aveva registrato insieme a David Bowie "I am afraid of Americans". 
La band suona per piu' di due ore e anche la vocalist da il meglio di se, una voce quasi da Sirena Partenope che fa venire i brividi. 


Il concerto termina, come di consueto, con la sempre struggente e devastante Hurt, urlata o sussurata da ogni persona del pubblico. Lo sappiamo e' finito, ma speriamo in un encore che non arrivera’. 
Lasciano il palco e si accendono le luci: si e’ proprio terminato, ma siamo appagati. Tutti commentano positivamente mentre ci si incammina verso le uscite, cercando di non calpestare alcuni che erano distesi sul prato, incuranti di quanto gli stesse accadendo intorno. 
Il mattino seguente, ahimè, abbiamo l'aereo. Non riusciremo ad assistere alla chiusura del festival con i Cure o il dj set di Maxim dei Prodigy, ma fa niente, ci ritorneremo. In fondo eravamo andati li’ per I NIN e per New Orleans, e abbiamo rivisto I Perl Jam (anche Eddie Vedder era in gran forma!).


Il pilota ci informa che stiamo sorvolando il Mississipi: è veramente imponente e mi fa pensare che ultimamente mi sembra di passare meta’ del mio tempo sopra le nuvole. E' stato un bel weekend, decisamente diverso. Sono esausta: abbiamo dormito poco e festeggiato molto, e abbiamo fatto tanti chilometri. Ne è valsa la pena? certo! lo rifarei.

1,000,000 times.





sabato 2 novembre 2013

MORTI. HALLOWEEN POST(UMI)

Siamo come morti, dopo Halloween. Ma possiamo permettercelo, oggi è il nostro giorno.

Messico_ festa dei morti

Santi, morti, e morti viventi. Zucche, rape, e grandi cocomeri. Riti pagani, culti in gaelico e tradizioni medievali.
Non si offendano i cristiani,  e neanche i pagani e i neopagani, che tanto le mie idee rimangono confuse. 
Tradizioni pagane che si confondono con quelle religiose. Culti che si sovrappongono, “Ognissanti” e capodanni mistici. Inizio dell’inverno, fine dell’estate, raccolti in pericolo, demoni che si impossessano dei campi, morti che ritornano, accolti bene o male a seconda della posizione geografica. 

“Tu, demone a forma di zucca, geolocalizzati! dimmi che lingua parli e ti dirò se sei bene accetto. Del resto, se siamo cattolici, comunque non puoi entrare."

Si certo, sarebbe fantastico avere tutta la vita per approfondire, ma non c’è tempo. 
 Halloween è arrivato all'improvviso, come ogni anno, con la festa per ubriacarsi già programmata, e un costume già pronto. 
 Ci ho provato ad informarmi, ma non ci sono riuscita. E adesso?

Mi invento che carnevale non basta, e che le feste comandate consolidate e standardizzate siano tutte troppo sdolcinate. Cuoricini a San Valentino, e “a Natale siamo tutti più buoni”, a Pasqua siamo tutti perdonati, a capodanno e a ferragosto non succede niente, e quindi? 

Un po’ di sana cattiveria? Un po’ di spazio al mostro che c’è in te? Quando avresti pensato di darglielo?

illustrazioni 2d_ Mac McRae


E allora, mentre i demoni si impossessano delle zucche e si preparano a devastare i campi consentendogli di far crescere solo verza e cavolfiore (che si sa, fanno schifo pure al diavolo), tutti ci lasciamo prendere un po’ la mano e cominciamo a ghignare con fare malefico. Evitiamo per una sera il correttore, e lasciamo che le nostre occhiaie si sentano libere di esprimersi al meglio. Ci imbruttiamo a più non posso con fare liberatorio e ci aggiriamo per le strade con passo strisciato da “appena resuscitato”. "E tu? Da che ti mascheri? Io? Da Lazzaro."

Un po’ di sangue al mirtillo, due mele caramellate e tanti dolci disgustosi alla zucca e pasta di zucchero arancione non ci salveranno. 

Del resto… già che ci siamo, e che siamo già morti, tanto vale spassarsela!








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