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venerdì 24 marzo 2017

Folfiri o Folfox tour_ Afterhours @Napoli

Ne ho visti tanti, come Rocco di patate (o forse non così tanti), di concerti degli Afterhours.
Eppure nessuno, e dico nessuno, che sia stato così, nel senso buono, potente, violento ed aggressivo.
Una casa della musica, quella di Napoli, che è letteralmente esplosa di musica ed energia.









Né pani né pesci - Ballata per la mia piccola iena - San Miguel - Musa di nessuno - Non voglio ritrovare il tuo nome - Ti cambia il sapore - Costruire per distruggere - La tempesta è in arrivo - Male di miele - La verità che ricordavo - Bye Bye Bombay - Padania - La vedova bianca - Ci sono molti modi - Quello che non c’è

sono solo alcune delle bombe assordanti lanciate ieri sera, in una guerra di suoni ed emozioni.

Fuori da tutti gli schemi e dalle abitudini, tutto assume una connotazione più forte, come una pagina di un libro che sottolineiamo con forza anche dopo averla letta tante volte. Come un testo che già conosciamo, ed in effetti lo conosciamo tutti a memoria, che all'improvviso diventa importante, che va urlato, che va riscritto a caratteri cubitali.

Ci colpisce, ci investe, ci travolge, ci riempie. E' il dono della musica. 

Manuel e Rodrigo dominano la mia attenzione, come Nick Cave e Warren Ellis. 
E l'intro dei dirty three, in effetti, lasciava presagire grandi cose.
Richiesta preparazione atletica e psicofisica per assorbire e per ascoltare, per sostenere consapevolmente il rumore, che è sempre fuori, ma soprattutto dentro di noi.

L'ultima volta, pensavo che sarebbe stata l'ultima volta. Non era vero. 
La musica nella vita non è mai superflua, non è mai veramente lontana, ma soprattutto non è mai  abbastanza!

mercoledì 25 giugno 2014

Pearl Jam_ Milano 2014

Una promessa e' una promessa:



Rolling Stones: ce li ho; Beatles, Janis Joplin, Jimi Hendrix, mancano (ma prima o poi dovranno pur inventarla la macchina del tempo); Bob Dylan ce l'ho; Lou Reed ce l'ho; David Bowie manca; The Who ce li ho; Neil Young manca; Led Zeppelin e Pink Floyd ce l'ho? (qui la faccenda e' complicata e per non offendere nessuno un bel punto interrogativo ce lo metto). Springsteen ce l'ho; Patti Smith, REM e U2 pure; Nirvana mancano (nessuna giustificazione, 13 anni sono un età sufficiente per essere accusato di negligenza). Radiohead ce li ho da molto prima di voi e se non potete portare a testimonianza una matrice di un biglietto del 96' è inutile che contestiate; i Cure, ce li ho; Blur, Oasis e Pulp ce li ho, e dovrebbero pagarmi solo perché li metto in questa lista.
Coldplay mancano e forse continueranno a mancare. Ramones e Clash mancano, ....cazzo quanto mi mancano. Gli italiani migliori ci sono quasi tutti (De Andrè a parte). Foo Fighters ce li ho, e si... stanno benissimo in una lista che comprende pure i Beatles... non rompete. The Withe Stripes avrebbero potuto esserci, e come loro molti altri, ma i Pearl Jam......i Pearl Jam mancavano, e nessuna raccolta in ambito musicale può dirsi completa se ti mancano i Pearl Jam, a maggior ragione se hai 33 anni e non hai la giustificazione di aver fondato una religione o aver inventato Facebook.



Tutto quello che puoi fare quando si degnano di venire a suonare a qualche centinaio di chilometri da casa tua per consentirti di non sentirti più in imbarazzo nelle discussioni musicali, è mettere le tue cose in uno zaino, cercare una tariffa decente di trenitaglia (Zerocalcare copyright), e partire senza incazzarti troppo se i biglietti migliori vanno via ancora prima che tu possa accendere il computer.
Eddie ti compenserà di qualsiasi sforzo, di qualsiasi brutto posto a sedere, di qualsiasi vicino di concerto/tecnico musicale esperto competente, e ti ripagherà già alla terza nota, semplicemente perché è la miglior voce della sua generazione; uno dei pochi che non ti farà mai sentire in imbarazzo per essere un suo fan, uno a cui vuoi bene nonostante sia stato baciato dal successo, dalla bellezza, dal carisma, dall'intelligenza (chi invece, non ha mai avuto l'istinto di tirare un pugno a Bono alzi la mano.....su su siate onesti, su quelle braccia).


Forse perché ha avuto il coraggio di scavare nella parte più cupa, lasciandoti vedere una via di uscita, o forse perché fa parte di quella categoria di supereroi fragili, quelli che ti dicono "guardami, non sono perfetto, non ho i superpoteri. Qui ci sono la mia depressione, i miei problemi, i miei sbagli eppure faccio quello in cui credo, perché tu non potresti farlo?" I periodi neri, personali e della band, vengo ricordati più volte all'interno del concerto, i fantasmi sono sempre li presenti, ma ora il cantante dei Pearl Jam ha imparato a conviverci, ed è in una serata di grazia, indossando l'immancabile maglia 34 dei Seattle, e brindando con un buon rosso, chiarisce subito la serata che ha in mente: Relase, Sirens, Black sono un attacco che pochissimi gruppi possono permettersi, da "Go" a "Who you are" si susseguono carezze e strigliate, per un attimo fa capolino direttamente dalle terre selvagge Alex Supertramp reso forse più immortale dalle note di Eddie Vedder e dalle immagini di Sean Penn. Ma è durante l' Encore che il pubblico va letteralmente in estasi: Yellow moon, Small town, Thin air, Just breathe, Doughter, Jeremy arrivano proprio quando dovrebbero arrivare, la voce e' bellissima e potente, gli assoli non annoiano, il gruppo e' perfetto ( non faccio nomi per evitare di dimenticarmene qualcuno). C'è anche il tempo di cantare "Happy birthday " a Matt Cameron (o alla fidanzata). 



Si accendono le luci, ma nessuno, né il pubblico, né tantomeno i Pearl Jam, ha alcuna voglia di andare a casa: "Alive" e "Rockin' in the free world" diventano autentici cori da stadio, e a nessuno frega se qualcuno sbaglia una parola. "It's too late" dice Eddie dopo quasi tre ore di concerto, ma non prima di un ultimo pezzo. Via alla metro che se no chiude. 

Pearl Jam: ce l'ho!
Francesco Maisto
ph_ Fabio Massa



mercoledì 4 giugno 2014

QUEENS OF THE STONE AGE_ 3 GIUGNO 2014_ ROMA

Tema: concerto dei Queens of the stone age


Luogo : Ippodromo delle capannelle, Roma, luogo sacro del film " Febbre da cavallo"  
Data: 3 giugno 2014
Età  pubblico 30/33/35
Numero di Persone : Abbastanza. 


Resoconto:
Partenza da Caserta sud, ore 16:00,  con in sottofondo cd di " A'380 ", famosissima band della provincia di Caserta, contenente ben  quattro tracce: il tempo di arrivare a Caianiello, ed era già finito.
Arrivo a Roma: ore 18:30. 
Parcheggio a pagamento, ovviamente,  non custodito ( aò sò cinque euro!).





Gruppo di apertura: NON PERVENUTO… o meglio, non ascoltato, causa troppo impegno profuso nel bere birra doppio malto a 7,00 euro.


Concerto intenso. Acustica non sempre impeccabile.
Alcuni pezzi non riconoscibili dalle prime note, e forse non all'altezza del loro sound. 
Ma non mi soffermerei troppo sui dettagli tecnici, che in fondo vale di più un giudizio complessivo.

Canzone meno riuscita: LIKE CLOCKWORK, troppo romantico l'inizio con pianoforte e voce.

NO ONE KNOWS: panico, e delirio. Ovviamente.

"Pezzone dei pezzoni" (acme del concerto): A SONG FOR THE DEAD, chiusura spettacolare e celebrazione in grande stile della "maestosità/maestria del nuovo batterista.


Voto: 7 e mezzo.

La trasferta, l'umidità violenta di questo giugno dal clima discutibile e il mal di testa del rientro a dirla tutta non mi hanno fatto divertire troppo.

Il concerto: SI.

martedì 14 gennaio 2014

ETTORE GIURADEI_ LIVE IN SUCCIVO (CE)

Succivo (CE), o… Succivo “nel Michigan”, come ci siamo divertiti a dire l’altra sera.

illustrazione cd Giuradei_ Mirella Nania


Bar di periferia, come piace a noi. Più sono piccoli, più sono affollati, più l’aria è familiare, più ci piace, più ci sentiamo a casa.

Tra amici che si abbracciano, e “non amici” che si abbracciano, che cantano a squarciagola canzoni allegre, o dal testo serio ma che sembrano comunque allegre.

guarda il video_ Sbatton le finestre

Ettore Giuradei in forma. Libri di favole ad accoglierci all’ingresso della sala, e cd.

Sguardo attento e grande energia.
Una sala buia e un evento un po’ “segreto”, per sostenere il progetto “SVANIRE”, cortometraggio di BlowUpFilm.

Don Rafael Bar, piccolo ma audace e forte cuore pulsante della piazza.

Foto un po’ buie un paio di video, per condivisione di divertimento.

guarda il video_ Strega




Una serata un po’ nascosta e quasi riservata, in una realtà di periferia, in cui, ovviamente, ci siamo anche noi. E, a dirla tutta, ne andiamo quasi fieri! Osservare la città dall’esterno ci rende svegli e attenti, senza pregiudizi, e liberi di vivere ogni città come fosse la nostra.
Gli eventi, grandi o piccoli che siano, sappiamo apprezzarli!

Del resto, come direbbe Itaiata de Sa, percussionista dei Negrita, virtuoso e appassionato musicista, non ha alcuna importanza “dove” e “con chi”.
La sua risposta, semplice e disarmante, è sempre una sola: “E’ musica!”

Giuradei live

Si! E’ musica! E a noi la musica piace!

sabato 28 dicembre 2013

GLI ORSETTI DEL CUORE_ live @ club Etnie_ Marcianise (CE)

Ore 11:00 del giorno dopo. Gli Orsetti del Cuore stanno ancora dormendo, lo so. 
Si, forse alcuni fanno finta di essere svegli, ma non sono lucidi, ne sono certa. 
E come potrebbero, dopo l'infinita - indimenticabile - intensa performance di ieri sera?


"cachissi e tiempi sono maturi" recita Biagio Pantofola sulla locandina dell' evento. 
Ed è proprio vero: dopo dieci anni di assenza dallo showbiz Gli Orsetti del Cuore si presentano al loro pubblico affamato con un repertorio ricchissimo, un look impeccabile, ed una grinta formidabile. 
UNICA DATA AL MONDO... speriamo proprio di no! 

Biagio Pantofola e Bernardo Alice_ backstage

Un club Etnie stracolmo, pullulante più del solito. Arrivata in ritardo, come mio solito, mi sono sentita addirittura dire: "eh, vedi se riesci ad entrare"; e a dirla tutta, non è stato così semplice farsi strada tra la folla in estasi.
Biagio Pantofola_ Rockstar

C'è da dire, certo, che il biglietto non costava come quello degli Aerosmith e che il "nuovo" batterista, accuratamente selezionato, ha un ruolo di prim'ordine nella gestione del suddetto club. (Ma del resto, nascere star, o presidente, non è mica una colpa!)
guarda il video_ gli orsetti del cuore in cerca del batterista


Saranno stati il fascino travolgente del frontman in rosso, le fantastiche proiezioni, la profondità dei testi impegnati, o semplicemente la sensualità del chitarrista, fatto sta che di donne che si strappavano i capelli con tale veemenza non ne avevo mai viste così tante in quel club!
Gli Orsetti del Cuore_ "cachissi e tiempi sono maturi" live 2013


Verità inoppugnabili quali "a Recale si fa il vino con l'uva", storie travolgenti nonché commoventi "decantate" in brani quali "delusione 1" e "delusione 2" e capolavori strappalacrime come "ucraina di Maddaloni", hanno riempito d'emozione il cuore dei fans, che imploranti hanno chiesto un bis, e un bis, e ancora un bis.
testo originale_ 'o purtiere 'e notte_  copyright Gli Orsetti del Cuore


La band non si è risparmiata: ha concesso tutto, e anche di più. Trattandosi dell'unica data al mondo, del resto, non avrebbe potuto fare altrimenti.

Biagio Pantofola si è denudato come un Jim Morrison della provincia di Caserta all'auge della sua carriera, seminando sul pubblico agguerrito pezzi del suo guardaroba rigorosamente di alta moda.

una piccola postilla: si è vero... molte delle donne in fibrillazione erano le mogli delle stars, e molti dei personaggi ambigui e poco raccomandabili nel pubblico erano stati pagati come prefiche in vacanza. (o forse erano amici?)

ma del resto... a noi cosa importa?

era L'UNICA DATA AL MONDO!!

voi l'avete vista? 





Gli Orsetti del Cuore sono:

Biagio Pantofola_ voice
Fratm Pascale_ guitar
Bernardo Alicia_ bass
Carlo Santantimo_ violin
Giacomino 'o filosofo_ guitar
Ndonio_ drums
Angelo de Culix_ cameriere

videos: https://www.youtube.com/channel/UCIoe8ore4BkFtwaqLHdipVA/videos

facebook_ gli orsetti del cuore
facebook_ biagio pantofola

facebook_ club Etnie Marcianise

martedì 12 novembre 2013

BOB DYLAN (live/in my life)_ ROMA 2013

Mettiamo subito le cose in chiaro: non credo di potermi definire un fan di Dylan.




Insomma, nella mia collezione di dischi ci sono "The Freewheelin", "Highway 61 Revisited", "Blonde on blonde", "Blood on the tracks" e “The Essential  Bob Dylan vol.1 e 2”. Poi, da qualche parte,  non ricordo esattamente dove,  sono quasi sicuro di avere un’ audiocassetta di "Street legal", e  tra i vecchi vinili di mia madre ci dovrebbero essere anche "Bringing it all back home" e forse “World gone wrong “ (in realtà temo di averlo prestato a qualcuno anni fa e di non averlo mai chiesto indietro, ma se voi non dite niente non dovrò mai renderne conto). 

Se provo a digitare la chiave di ricerca "Dylan" sul mio hard disk, vengono fuori: 187 mp3 che hanno a che fare col suddetto,  una raccolta di spartiti per chitarra, un bootleg di un concerto e un libro in PDF mai letto. 

La mia conoscenza della vita dell'artista si riduce a: 

_  Robert Zimmerman

_  Woody Guthrie

_  periodo folck

_  esibizioni con Joan Baez (anche compagna?)

_  pilastro della rivoluzione culturale e sociale anni 60 (mi dicono che abbia cambiato il      
    mondo ma io non c'ero e quindi non posso testimoniare)

_  ha fatto fumare marijuana ai Beatles nel bagno della regina (neanche qui c’ero ma mi        
    sembra una cosa più plausibile)

_  periodo elettrico

_  litigi con i fan per il passaggio da un periodo all'altro

_  incidente in moto

_ anni 80/dischi brutti

_ concerti di beneficenza (c'entra qualcosa Harrison vero?)

_  Neverending Tour

_  figlio cantante dei Wallflowers

_  poker

_  premio Oscar per canzone in film con Michael  Douglas (tutti dicono risarcimento per non    
    averlo dato a "knocking on heavens door")

_  Scorsese fa film/documentario su di lui (che tutti mi dicono di vederlo e prima o poi lo       
    farò ma difficilmente credo che lo preferirò a “I'm Not There”*)

_  ultimi 5 dischi belli (lo dicono gli altri, io posso testimoniare solo a favore di "Time out of     
    my mind" e "Tempest").

Prima di quello del 7 novembre scorso a Roma avevo visto solo un suo concerto all'arena flegrea a Napoli (2001?) e non ne ho un ricordo memorabile.




Non credo che tutto questo faccia di me  un fan di Dylan; insomma, credo che chiunque ami la musica dovrebbe avere "Blonde on blonde" (e se non ce lo avete compratelo, e se non potete comprarvelo dite ad un amico di prestarvelo… insomma fate qualcosa, faremo finta di nulla e non ve la faremo pesare) e riconoscere al primo ascolto una trentina di sue canzoni, ma essere fan di Dylan e' un altra cosa: i fan di Dylan sono quelli che da anni seguono il suo tour infinito confrontando di volta in volta la scaletta della serata alla ricerca di quello che potrebbe essere "il concerto della vita", che solo un artista del calibro di Dylan ti può regalare perdonandogli anche le esibizioni meno memorabili; i fan di Dylan discutono animatamente di ogni strofa, di quale evento abbia ispirato questa o quella canzone; i fan di Dylan bramano da anni un Nobel che certifichi che i versi di Dylan sono una delle espressioni più alte della cultura del novecento e di conseguenza conferisca loro lo status di letterati che poco hanno a che fare con il confuso calderone della musica pop nel quale fino ad ora devono coabitare con i fan delle Lady Gaga di turno;  i fan di Dylan sanno il nome dell’attuale batterista  e di quelli passati, chi di loro è stato operato di appendicite e a volte anche il nome del medico che ha svolto l’operazione;  i fan di Dylan probabilmente mi stanno venendo a cercare.


A me di tutte queste cose non è che importi poi tanto (si ok, sono un po’ preoccupato per eventuali spedizioni punitive); entrando all’Atlantico di Roma per assistere al concerto non conoscevo nessuno dei nomi dei musicisti di supporto,  ho applaudito  quando mi piaceva quello che suonavano e se capiterà di rivederli magari li riconoscerò. 

Non credo che un eventuale premio Nobel a Dylan mi farebbe apprezzare di più i suoi dischi e anzi, spero, se dovesse accadere, che non ripubblichino i suoi vecchi vinili aggiungendo la notizia alla copertina come capita con le ristampe dei vecchi libri di Saramago, e non ho nessun particolare problema  se il mio Ipod in funzione random mette un pezzo di Fat Boy Slim dopo “Alla long the wachtower”. 

Semplicemente amo molte canzoni di Dylan; alcune per i loro testi, altre perché hanno saputo descrivere perfettamente, e in quel preciso istante, momenti della vita come quelli in cui le metropolitane vanno in direzioni opposte. Soundrack di situazioni ed emozioni inspiegabili. Altre, semplicemente, le trovo bellissime, e alcune mi sembrano avere un significato solenne  anche senza conoscerne la traduzione. 

E quindi, semplicemente, al concerto di Roma mi sarebbe piaciuto rincontrarne qualcuna in più oltre che “It Ain't Me, Babe”, “Positively 4th Street”,” Girl From The North Country” e “Blowining in the wind”, ma questa è una vecchia storia che chi ha visto i concerti di Dylan conosce bene: è come andare al ristorante che ha nel menù i tuoi piatti preferiti, ma devi sperare che quella sera il cuoco abbia voglia di cucinarli, sapendo che non puoi chiedergli di prepararteli come li hai assaggiati la prima volta e devi affidarti al suo buon cuore di non stravolgerne completamente il gusto sapendo che avrà nelle sue mani il potere di prepararti  la “cena della vita” o semplicemente un conto salato e una serata di digiuno. Beh, a quanto pare, guardando le set-list delle due serate di Roma, io ho mancato la “cena della vita” per 24 ore,  e mi sono dovuto accontentare di uno spuntino frugale.





Naturalmente i Fan di Dylan hanno visto entrambe le serate, quindi possono ritenersi sazi e non credo che avranno nulla da obbiettare a (con)dividere con noi altri una “Like a rolling Stones” dove Dylan ha addirittura concesso, cosa più unica che rara, il coro al pubblico.

like a rolling stone_ live_ roma 2013

giovedì 7 novembre 2013

NIN @ Voodoo Experience 2013_ NEW ORLEANS

Gli zombie del Voodoo tornano a casa. Molti muscoli che neanche sapevo esistessero sono indolenziti. 


Il concerto e' stato incredibile: Trent non ha deluso neanche questa volta, soprattutto a New Orleans... e si sa, Lui e' molto legato a questa città, che e’ stata la sua casa per diversi anni. Sul palco lo ha ribadito più volte: “I had some of the worst times of my life here and I found salvation here.” 
Dopo l'uragano Katrina e' stato anche un forte sostenitore del Voodoo Fest, raccogliendo fondi attraverso concerti affinche’ questo Evento musicale potesse ancora continuare, decisamente amato da questo pubblico. Proprio per questo ero curiosa di vedere se questa esibizione sarebbe stata diversa da quella a cui avevo assistito due giorni prima a Miami, dove per la maggior parte la band ha presentato i pezzi dell’ultimo album. Ad un Festival non tutti saranno lì per vedere solo ed esclusivamente i NIN, in piu’ non ci sarà quel grande schermo a creare quell'atmosfera visionaria ed un po' allucinata che fa parte della scenografia. Prima di loro abbiamo dovuto tollerare i Paramore, che ammetto non conoscevo affatto; dopo la loro passabile performance due ragazzine sono andate via lasciando il posto sulla transenna centrale e finalmente LI’ avevo una visuale perfetta. 


Nel frattempo si fa amicizia con Nacho Libre, con l'uomo coniglio ed altri vicini. E' "Halloween weekend" e siamo a New Orleans, tutto e' concesso: fatine, streghe e diavoli!


Le luci si spengono e parte il boato. Si comincia: e’ Copy of A. Ogni componente del gruppo e’ avvolto da fasci di luce bianca, luci così forti da acceccare. Tutti saltano. 
I decibel sono decisamente assordanti. Alcuni indossano i tappi per limitare i danni, ma la musica deve raggiungere l'altro capo del City Park, che si estende per miglia. Io sono molto vicina, diventero’ sorda un giorno lo so! Ogni basso rimbomba nel mio corpo, entra dentro come un pugno seguito subito da un altro. La musica quasi si puo’ toccare: e’ lei lo spettacolo. Non c’e’ bisogno dello schermo, mi bastano loro, ma soprattutto Lui. 


La scaletta e’ decisamente diversa dal concerto di Miami, qui l'energia e' piu' intensa, soprattutto quando esegue pezzi piu lontani come: Reptile, Terrible lie, Head like an hole, Only, Sanctified, March of the pigs, e ancora the Hand that feads , Wish, o la canzone che aveva registrato insieme a David Bowie "I am afraid of Americans". 
La band suona per piu' di due ore e anche la vocalist da il meglio di se, una voce quasi da Sirena Partenope che fa venire i brividi. 


Il concerto termina, come di consueto, con la sempre struggente e devastante Hurt, urlata o sussurata da ogni persona del pubblico. Lo sappiamo e' finito, ma speriamo in un encore che non arrivera’. 
Lasciano il palco e si accendono le luci: si e’ proprio terminato, ma siamo appagati. Tutti commentano positivamente mentre ci si incammina verso le uscite, cercando di non calpestare alcuni che erano distesi sul prato, incuranti di quanto gli stesse accadendo intorno. 
Il mattino seguente, ahimè, abbiamo l'aereo. Non riusciremo ad assistere alla chiusura del festival con i Cure o il dj set di Maxim dei Prodigy, ma fa niente, ci ritorneremo. In fondo eravamo andati li’ per I NIN e per New Orleans, e abbiamo rivisto I Perl Jam (anche Eddie Vedder era in gran forma!).


Il pilota ci informa che stiamo sorvolando il Mississipi: è veramente imponente e mi fa pensare che ultimamente mi sembra di passare meta’ del mio tempo sopra le nuvole. E' stato un bel weekend, decisamente diverso. Sono esausta: abbiamo dormito poco e festeggiato molto, e abbiamo fatto tanti chilometri. Ne è valsa la pena? certo! lo rifarei.

1,000,000 times.





giovedì 5 settembre 2013

NINE INCH NAILS @ Filaforum di Assago, Milano

28 agosto 2013_ i Nine Inch Nails suonano a Milano, penultima data del tour europeo.

NIN_ 2013















Il livello non è alto, è altissimo.

I suoni sono perfetti, la scenografia vive di vita propria. Il gruppo è giovane, e Trent è in piena forma.

Il contatto è graduale. Il concerto comincia con le luci accese. Uno sguardo veloce tra palco e pubblico. Pochi secondi per osservare chi si ha di fronte. Ma l’esplosione è nell’aria, e le luci si spengono a breve. Che l’esperienza mistica abbia inizio.

La prima mezz’ora è un’overdose di esperimenti. Lenta, morbida e sensuale preparazione alla violenza di repertorio. 

Un’atmosfera densa/dance, tecnica e complessa, in cui le note di Sancitified si mescolano e si confondono, ed è semplice e puro piacere riconoscerle.

La tensione sale ed esplode in una March of the pigs da manuale, seguita da Piggy e da un immancabile boato. Binomio imprescindibile, che racchiude una carica emotiva che non delude mai. Stesso discorso per The frail / The wretched. Alcuni cavalli vincenti, davvero non vanno mai cambiati.

Il ghiaccio è rotto: Terrible lie, Closer, Gave up. Una buona dose di YEAR ZERO, che non guasta. La tecnologia, avanzata, è gestita con maestria e intelligenza.

NIN_ 2009


Mentre i suoni vibrano nelle ginocchia, toccano nervi scoperti mai conosciuti e assumono il pieno controllo sulla gestione dei movimenti, nell’equilibrio di alcune canzoni riconosco la matematica, i numeri, la metrica, ma soprattutto le sovrapposizioni, e i layers. Visualizzo l’organizzazione dei pezzi come disegni di autocad. Immagino suoni blu, suoni verdi, impianto idrico, impianto elettrico. Incastri perfetti nelle combinazioni più complesse. Studio approfondito, metodo e attenzione maniacale. Non c’è niente che sia semplice, e non c’è niente che non funzioni. Poi mi ricordo che Trent è ingegnere.

Dosi di musica in vena, come flebo di vita. Ossigeno.

Wish, Survivalism, The good soldier, Only.

Respiro a pieni polmoni come fosse aria di montagna, e non c’è meditazione che tenga, non c’è preghiera, non c’è santuario, non c’è luogo sacro che regga il confronto. Energia, che si diffonde pura e positiva.

Head like a hole e The hand that feeds you non possono mancare.

Sono le 23:00, e un amico me lo fa notare. (Chiaro che vorrei strozzarlo). Le luci si accendono, e si rispengono, per il gran finale. HURT è il finale, è sempre il finale. È la quarta volta che vedo i NIN ed è la quarta Hurt che ascolto, forse la più emozionante di tutte. Mani sulla pancia, sussurro le parole, e mi godo gli ultimi secondi. 

Trent Reznor, per tutta la vita.




Il concerto è finito, ed io salto ancora. L’età media al Filaforum è sui trenta. Non ci sono orde di ragazzini, né di nostalgici. Mi guardo intorno e vedo solo sorrisi. Entusiasmo diffuso, che si avvia lento verso la Milano di fine agosto. Molti, a dirla tutta, hanno fatto un lungo viaggio. Ne è valsa la pena.

La mattina dopo, appena sveglia, ricevo un messaggio: 
“ma si rifà stasera eh?”
“certo! Stiamo andando a Zurigo?” 
“in capo al mondo!”

Due giorni dopo, invece: 
“Manu, come stai? Piaciuto il concerto? Io sono ancora shockato!”
“io, invece, sono ancora di buonumore!!!”


(e lo sono ancora adesso)


leggi anche:
nine inch nails @ Vodoo experience_ New Orleans


mercoledì 31 luglio 2013

TRICKY @ ARENILE RELOAD (NAPOLI)

25 luglio_ Arenile Reload_ Tricky.



Travolta da un insolito destino nell’azzurro mare di fine luglio, mi scuso.

Serata afosa, che neanche il mare di Bagnoli riesce a tirarti su il morale. Un palco piccolo ad attendere, e una spiaggia un po’ più affollata.

Pochi intimi, oserei dire, per un concerto al quale valeva comunque la pena essere presenti.

Ben lontani da uno spettacolo standard. La divisione tra palco e pubblico non esiste. Siamo pochi, è vero, ma non è detto che dobbiamo stare tutti insieme! Tricky si da, si concede, e si regala, dal primo istante.  Tutti sul palco a ballare alla prima canzone. Ottimo inizio e grande condivisione. Si certo, anche Iggy Pop  invita sempre sul palco un paio di persone mentre costantemente gli cascano i pantaloni... ma qui siamo a Napoli, e sul palco c’è una festa. Forse un po’ troppo passivo e tossico il pubblico spettatore. Contrasto violento tra quelli che ballano e abbracciano Tricky e si abbracciano, e quelli un po’ spenti che osservano, alcuni molto divertiti, altri un po’ increduli, ma in ogni caso troppo immobili e statici.

Il clima è quasi familiare.  Da una canzone si passa all’altra senza troppi tecnicismi. La musica si ferma, riprende. Non c’è una cura meticolosa per le luci, né per i suoni, né per la scaletta, né per la scena. Ci sono loro, e c’è musica. Passione, ed energia. Quanto basta.

 “Tricky  è napoletano come noi”, la presentazione che gli viene fatta prima dell’inizio del concerto. Napoletano, ma di quelli “carnali”. Si lascia toccare, scende tra il pubblico, si gode la musica in prima persona. Balla, si scatena e si diverte. Dopo il concerto, viene a bere qualcosa al bar.



Nero fascio di nervi dalla voce profonda, ho l’impressione che non sia sul palco giusto. Ho idea che per lui sia troppo poco. Forse lo è anche per me che lo guardo. Niente è “perfetto” come dovrebbe. E’ tutto spartano, ma credo che lui non si offenda.  E se lui non si offende, non mi offendo nemmeno io.
Arriva fino in fondo, e si esprime lo stesso. L’energia e il desiderio di condivisione non hanno a che vedere con sintetizzatori e amplificatori hi- tech (almeno in parte).

Picchi altissimi ci sono, con chitarre e bassi da fare invidia ai migliori Rage Against the Machine, e momenti più soft in cui anche i meno drogati si godono quell’atmosfera dark e mai eccessivamente inquietante.
Un incrocio di sguardi contenti a fine concerto: “Qualcosa non ha funzionato”. “Si,  vero. Non importa, è stato bello lo stesso.”




Tricky, microfono sul cuore a simulare i battiti, rimarrà sempre, nei miei ricordi, una bellissima immagine.

lunedì 22 luglio 2013

REACH OUT AND TOUCH FAITH! Depeche Mode @ Roma

Non parlare male. Non parlare male. Non parlare male.

Ok, l’Olimpico è una merda. Non si vede niente,  (e quello potrebbe pure essere un mio problema, che nella prossima vita, è risaputo, voglio rinascere Karim Rashid, anche per la stazza) ma si sente anche peggio. Ho fatto amicizia/litigato con tutti i ragazzi di un’altezza superiore al metro e novanta che puntualmente mi hanno tolto aria e spazio vitale. Devo ammettere, tuttavia, di aver riscontrato una certa disponibilità e un certo spirito di collaborazione nel pubblico. Numerosi  i “ti sollevo?”, prontamente rifiutati,  che sono stati in ogni caso di conforto.



Dave Gahan in piena forma. Bello come il sole, addominali scolpiti, pantaloni stretti e gilet di paillettes. Sobrio come pochi in quella mise, ed elegante. Mai altro uomo in tessuto laminato fu più sexy di lui. Più sinuose di quanto ricordassi le sue movenze di bacino. Ad un amico che ci ha tenuto a ricordarmi che nella vita non posso avere tutto, ho risposto che“ me lo prenderei anche cosi com'é in effetti. La mattina potrei chiedergli di leggermi l'oroscopo. E sarebbe già un buon risveglio. Potrei fargli compagnia tra i lustrini e dirgli: “tesoro, più brilli più sei fantastico!”

Due ore di concerto, che sono sembrate un tempo infinitesimale. Il momento più intenso, a mio avviso, una “I FEEL YOU” vibrante, in cui mi sono lasciata un po’ andare a fisici scioglilingua da bellydancer. “SHAKE THE DISEASE” ha rubato l’anima a tutti.  WALKING IN MY SHOES mi è stata rubata invece ancora un volta, poichè si da il caso che lo spettatore immediatamente dietro di me abbia ben pensato di urlare a squarciagola coprendo ogni qualsivoglia suono umano.  




La scaletta ufficiale, sbirciata adesso da altri siti, riporta 24 canzoni. Non posso credere che siano state cosi tante. La lista di quelle che avrei voluto è cosi lunga che sarebbe veramente inutile stare qui a riportarla.
Heaven è la canzone da primo ascolto, quella di cui ti innamori da subito. Per le altre, aspetto che vengano metabolizzate.  Esplosione su “soothe my soul”. Un inizio “slow” di “PERSONAL  JESUS”  lascia presagire la violenza, che si scatena sulle parole magiche che tutti quanti aspettiamo, quasi in tensione, per iniziare finalmente  a saltare!
Un pogo violento, in cui non mi trovavo da molti anni.

Non ho apprezzato le immagini dei cagnolini sullo sfondo di “PRECIOUS”, ma credo che me ne farò una ragione.

Un biglietto comprato il giorno prima, un viaggio organizzato all’improvviso, e nel cuore la delusione pregressa dell’ultimo concerto all’Olimpico, iniziato mezz’ora prima dell’orario ufficiale.

Un finale improvviso e le luci accese sullo stadio ci hanno lasciato “di princisbecco”. (E un po’ tristi).

E mentre si va via, mai voltarsi! (chiedere a Orfeo).





Bisogna solo chiudere gli occhi, e fidarsi.


REACH OUT AND TOUCH FAITH!