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lunedì 16 gennaio 2017

LA SVOLTA CELESTE. IL RISCATTO DI ATLANTE.

Atlante, descritto nell'Odissea come uno dei pilastri del cielo, fu condannato da Zeus a reggere sulle spalle la volta celeste per essersi alleato con Crono nella guerra per la conquista dell'Olimpo, vinta ovviamente da Zeus.

Atlante, costretto a convivere con questo peso per l'eternità, riuscì a convincere Eracle a sostituirlo temporaneamente nella sua punizione, a patto che quegli andasse a raccogliere i pomi d'oro delle Esperidi.
Recuperati i pomi, pero', per Eracle fu assai difficile convincere Atlante a riprendere il suo posto, e dovette ricorrere a uno stratagemma: gli chiese di tenere momentaneamente la volta per potersi mettere sulle spalle un cuscino.

Atlante si riprese il cielo, Eracle se ne andò, si prese i tre pomi, e si fece beffa di lui.

Stefano Parisio Perrotti inverte la tendenza della vita di Atlante, e gli da la possibilità di liberarsi del suo peso. Lo rende autonomo, indipendente, fiero. 

In piccole sculture, tanto entusiasmo. Atlante si riappropria della sua vita, e si gode il piacere di portare sulle spalle un peso leggero, o di non portarlo affatto.






















In mostra al MANN di Napoli, segna per me l'inizio di questo 2017. 

Ironia, semplicità, cultura, immediatezza.






In una piccola sala, un concentrato di emozione, ed un sorriso.




La mostra si intitola "La svolta celeste. Il riscatto di Atlante"


www.pariperro.it

domenica 22 marzo 2015

L'ARCHITETTO NON E' UN POLTERGEIST



Oggi mi è venuto un dubbio atroce, una specie di crisi di identità!
E allora ho pensato bene, da donna 2.0, architetto di grido e web addicted, di rivolgermi alla fonte di sapere per eccellenza dei "tempi di oggi", vale il dire WIKIPEDIA: nuova Treccani del copia e incolla, nonché oracolo di Delfi dei momenti di sconforto da smartphone.
E lì, nelle pagine codificate di un dizionario multimediale, ho finalmente ritrovato me stessa. Più comodo, tra l'altro,  e anche più veloce che andare in India. 

Ed ecco, per me e per tutti voi, la definizione di ARCHITETTO:

"L'architetto è la figura professionale [wow!] massimamente esperta [il pathos cresce] della progettazione urbanistica, edilizia e architettonica, del restauro dei monumenti, della progettazione del paesaggio, dell'allestimento, dell'estimo immobiliare e del disegno."

CAZZO! TUTTE QUESTE COSE??!! 

Eppure io mantengo sempre un grazioso ghigno quando mi chiedono: 
"scusa, ma tu sei architetto di interni, o anche di esterni?"

Ma andiamo pure avanti. 

"È storicamente tra gli attori principali della trasformazione dell'ambiente costruito." 
[che gran figo!]

Gli architetti trovano impiego non solo nel campo dell'edilizia, ma anche in settori più o meno affini all'architettura, come design, ergonomia e grafica." 

E aggiungerei che, se necessario, sanno fare anche il caffè.

"Il termine deriva dal greco ἀρχιτέκτων (arkhitekton), parola composta da arkhi (capo), particella che serve a denotare "superiorità", autorità, ma soprattutto pensiero [mi commuovo], ossia responsabilità e consapevolezza di colui che si accinge a costruire, e tékton particella che riguarda l'azione, l'operatività."

sembro proprio una persona seria!!

Quanto a Vitruvio, che nel tempo libero aveva pensato di scriverci su un trattato, tale "DE ARCHITECTURA", pare che secondo lui l'architetto debba avere "doti intellettuali" e "attitudine nell'apprendere", debba conoscere storia, disegno, matematica, filosofia, musica, medicina, giurisprudenza, astrologia, letteratura, storia dell'arte.

Senza scendere nei dettagli e cadere nell'autocelebrazione, pare, così dicono, che l'architetto sia tenuto a sapere un sacco di cose.

Ora, definizione alla mano, vorrei tanto esaminare con attenzione i processi logici e mentali scatenatisi, negli ultimi anni, in molte persone di mia conoscenza, che le abbiano portate a pensare che quello dell'architetto non sia un lavoro.

Non avrebbe, chiaramente, alcun senso domandarglielo. 

Mi andrebbe piuttosto di indagare su quale delle parole suddette non sia chiara; quale di quelle faccia loro immaginare che la consulenza di un professionista sia gratuita; quale faccia pensare che un architetto possa mettere a disposizione a titolo gratuito le sue competenze e le sue esperienze in materia di composizione, sensibilità, fruizione degli spazi, realizzazioni contemporanee, esigenze personali, conoscenza degli aspetti estetici e tecnologici dei materiali, buono e cattivo gusto, teoria della luce ed equilibrio.

Vorrei inoltre ricordare a tutti gli scienziati che decidono di ristrutturare le proprie case, che l'architetto non svolge una funzione di esattore delle tasse, che non vende le sue competenze porta a porta, (e neanche folletto), e che non organizza riunioni tupperware per reclutare adepti assuefatti all'ebbrezza delle plastiche; per cui, a meno che voi non l'abbiate chiamato, non si materializza improvvisamente in casa vostra come un poltergeist o nel vostro salotto come Slimer, imbrattandovi irrimediabilmente le pareti di viscido liquido verde.

Se non ne avete bisogno, care enciclopedie viventi dell'arte del "qui ci vorrei un arco" o del "qui ci va un bidet?", fatene pure a meno, ma, soprattutto, evitate le scene pietose sull'estorsione di consigli utili, perché tanto, vostro malgrado, non sarete comunque in grado di seguirli.

Tuttavia, se proprio ritenete il vostro metodo infallibile, vi consiglio vivamente di applicarlo anche ad altri aspetti, perché nella vita, si sa, è sempre una questione di metodo. 
Se siete sicuri di quello che volete, di quanto costi, di quale sia il risultato migliore, procedete: applicatevi da soli le protesi ai denti, contestate i vostri medici e ditegli che avete confrontato le loro diagnosi con quelle di altri dieci, dite al vostro panettiere che il pane del negozio accanto è più croccante, riparatevi da soli automobili e caldaie, progettatevi l'impianto elettrico, e quando andate al ristorante, dite al maitre che cucinate meglio voi!

per accedere alla professione di architetto in Italia sono richieste:
-  laurea in architettura;
- abilitazione professionale, che si ottiene superando un esame di stato che consiste in quattro prove;
-  iscrizione all'ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori.

Il riconoscimento più prestigioso per un architetto a livello mondiale è il Premio Pritzker, che si può considerare l'equivalente del Nobel.

Buon lavoro!










venerdì 30 maggio 2014

Inspired by Ferrari

Si chiamano Hypercar, le supercar delle supercar, e il problema è non farle volare.
Assemblate come aerei, ma per un numero un po' ridotto di passeggeri.

LaFerrari
Per diventare proprietario de "LaFerrari" devi aver acquistato altre due Ferrari nuove di zecca nelle concessionarie ufficiali ed averne possedute almeno sei nei dieci anni precedenti.
Una cosa per pochi intimi, dunque? Solo 499 esemplari. SOLD OUT.

800 cavalli, che neanche nelle migliori favole, un motore elettrico, due frizioni e tanta fibra di carbonio. Rossa fiammante, come un buon Valentino.

Stamattina un video sulle Hypercar Ferrari, prodotto in attesa dell'arrivo in pista dell'ultimo gioiello, "LaFerrari", ci ispira più che mai. 




Una carica di buonumore ed energia.

Siamo una squadra, anche noi, e ci vantiamo di essere italiani, e di lavorare in Italia in un momento in cui tutto è faticoso. 
Noi, come le testerosse del video, siamo allineati e viaggiamo nella stessa direzione.

Puntiamo alla meta, e la velocità è tutto.



La verità? non ci serve LaFerrari (a parte il fatto autoevidente che non possiamo permettercela e che negli ultimi dieci anni purtroppo ne abbiamo possedute solo 5)

Ci basta sapere di avere qualcosa in comune con un la più tecnologica Hypercar al mondo.
Oggi, ci sentiamo contenti così. 



venerdì 8 novembre 2013

Vincent S/S 2014 _iridescenze d'estate

Noi Fumo makers scriviamo di passione e d'amore.
E l'amore si sa, è tumultuoso, ineffabile e delicatissimo.
Ed è esattamente all'amore che penso quando provo a razionalizzare la passione metafisica e istintuale per le creazioni di Vincent, nuova leva del fashion design siciliano.

Racconto sempre di essermi imbattuta nella sua Cow bag quasi per caso, ed averla desiderata irrazionalmente. Da allora non ho più smesso di analizzare curiosa tutte le sue collezioni, rimanendone sempre affascinata.


In questa nuovissima collezione s/s 2014 la Sicilia ed il mare sono i protagonisti indiscussi, in una chiave che tuttavia si discosta dal classicismo barocco di Dolce & Gabbana, e si avvicina ad un'eleganza essenziale e stilnovista.





























Un'evanescenza declinata in colori che ricordano l'alba ed il mare. Schiume che si increspano e prendono vita in gonne a tubino nude con mini cortissime e scollature profonde e nette.






























Colletti di organza e meduse fluttuanti che pendono dalle bluse, lineari ed elegantissime.
Capi dall'allure quasi lunare con colori che albeggiano e si stagliano su un bianco purissimo, che come sempre domina la collezione.






























La Rosalie Bag riscopre una nuova gamma cromatica ricca di iridescenze e la Cow bag arriva fiera alla sua terza edizione consacrandosi come il simbolo di Vincent e decisamente un must-have per le fashionistas con un pò (giusto un pò ;-) di buongusto e originalità.






























La sensazione è quella di confrontarsi con un astro nascente, aggiudicarsi le sue creazioni come investire sul futuro, quasi una certezza.
Vincent_#wesuperloveyou

lunedì 17 giugno 2013

Estasi da rubinetterie_GESSI!

Milano, gennaio e la settimana del design,
un bombardamento di luci, forme e colori, stimoli ed input da ogni dove per ogni tipo di professionalità. Non solo architetti e designer, ma creativi di ogni sorta che attingevano ad un melting pot inesauribile di artefatti, creati ad hoc per impressionare tutti i visitatori, sempre intrinsecamente clienti.

Passeggiando per Via Manzoni, stordite e avide di informazioni siamo state attirate da uno showroom in penombra, varcata la soglia lunghe scale di legno ed hostess impeccabili ci invitavano ad entrare. Sembrava un club privè adatto alla business class giapponese, così,  perplesse e lusingate ci siamo avventurate.

Era il paradiso di Gessi.


Nero e penombra, scrosciare d'acqua e luci morbide, soffuse e gradevoli ci hanno dato una straordinaria accoglienza. Passerelle in legno chiaro e pregiato che segnavano il percorso su un pavimento fatto di piscine in movimento. La sensazione era quella di muoversi in un paesaggio incontaminato,  nel cuore di una foresta equatoriale, nella frescura di una vegetazione umida. Intorno a noi un pubblico internazionale che beveva dagli occhi.



















Fuori dall'estasi onirica abbiamo appreso che Gessi produce rubinetterie, declinate nella maniera più sofisticata che abbia mai visto in Private Wellness, Bathroom Collection e Technology for the Kitchen ed arricchisce l'offerta con collezioni di lavabi e ceramica sanitaria, tessili e piccoli accessori personali per il bagno.


















Un'offerta di alto profilo nell'ottica di un design meravigliosamente minimal, essenziale e lussureggiante allo stesso tempo, organizzato in maniera da toccare le corde profonde di molti e sviluppare la bramosia ed il desiderio di un soffione doccia con getti da 3mm o bocche a cascata.























Un edificio intero di design, dedicato al design, al cui interno ci si perde, incuriositi da ogni dettaglio. Affascinati dagli spazi oltre che dagli oggetti, ci si inoltra in aree ben incastrate e progettate,


















tra tagli di luce e percorsi d'acqua.


















Design liquido che reinventa il rituale della doccia e trasforma oggetti funzionali in oggetti dall'estetica sensazionale, coniugato con uno straordinario senso estetico e del marketing. ;-)
























Nel caleidoscopio di una densissima settimana, negli occhi e nella mente ancora cascate e vasche in cristalplant.




Gessi SpA
Milano Via Manzoni 16A
20121 Milano (Milano) - Italy

lunedì 13 maggio 2013

Bisbigli rumorosi dalla designweek_(1)

Il solito tecnico mesetto di ritardo è quasi trascorso, possiamo quindi procedere alla pubblicazione delle nostre riflessioni sulla design week milanese. ;-)

Durante il viaggio di ritorno, in treno bisbigliavamo fittamente ed il nostro sfortunato compagno di viaggio ci lanciava occhiatacce infastidite, sbuffando rumorosamente e invano.
Il Fumo Fucsia team riassettava i pensieri, le immagini, i suoni ed i sapori accatastatisi nella mente dopo tre giorni di full immersion nella designweek milanese, a quanto pare in maniera decisamente rumorosa.

Dopo la sedimentazione dei ricordi e la rielaborazione dei contenuti siamo pronti alla pubblicazione di brevi focus su ciò che ha catalizzato la nostra attenzione.
Il tour si è sviluppato in tre giorni intensi, pianificati di notte per ottimizzare spostamenti e non perdere gli eventi più interessanti, ed ha visto, come base operativa, il loft di una magnanima designer, abituata al fumo fucsia di vaniglia e agrumi, fiori, cuori e piattini coordinati.
Ci siamo concentrati sul Fuorisalone, dedicando uno spazio residuale al polo fieristico visitando solo il Salone Satellite, e abbiamo vagato per la città ebbre di quello spirito gioviale, curioso e creativo che si respira a Milano in quest'occasione.
Let's start!

Prima entusiasta tappa nei Chiostri dell'Umanitaria, provvidenzialmente a tre passi dal loft, un'esplosione di colori ed intrecci crochet con corde e filati coloratissimi per la realizzazione di arredi da interno e da esterno.
Le texture create dai filati tecnici erano avviluppate come fossero gomitoli high tech ed erano sagomati in maniera semplice, pulita e densa di colore resistuendo un'idea di comodità e notevole flessibilità.




"Ambienti disegnati col colore"(cit.) e con Rope, un filato frutto di ricerca e sperimentazione, impegato per
gli intrecci e le corde, lettere primarie del nuovo alfabeto di Paola Lenti. ;-)









domenica 24 febbraio 2013

RICCARDO DALISI_ Progettare per il mondo reale



Girando per le sale della mostra dedicata all’opera di Riccardo Dalisi “Progettare per il mondo reale” (aperta fino al 23 febbraio presso il PAN di Napoli), mi ritornano in mente le parole pronunciate da un simpatico personaggio di uno dei capolavori cinematografici della Pixar: 

“non tutti possono diventare grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque”

Non so se il vecchio Maestro del design napoletano abbia mai visto le avventure di Remy, topo col sogno di diventare un grande chef, raccontate in “Ratatuille”, ma di certo ne condividerebbe la filosofia.
Questa mostra è l’ennesima testimonianza del lavoro di Dalisi, volto ad opporsi all’architettura e al design “ufficiali” e, di conseguenza, al loro insegnamento confinato tra le spesso asfittiche mura delle facoltà di architettura italiane dove purtroppo, a volte, si insegna a parlare un linguaggio comprensibile ai soli addetti ai lavori. Dalisi invece, come testimoniano le innumerevoli precedenti esperienze, da quella con i bambini del Rione Traiano a quella con gli anziani di Ponticelli, a quelle più recenti con i ragazzi del Rione Sanità, crede fortemente in un approccio “Radicale” all’architettura e al design, il che comporta, di conseguenza,   un rapporto profondamente empatico con quelli che sono gli oggetti ed i luoghi del vivere; una riscoperta della manualità, dell’approccio fanciullesco all’atto creativo, una riaffermazione dell’artigianato locale inteso come riscoperta dei valori di un luogo e non come cliché turistico. Necessaria per Dalisi è la “partecipazione” alla vita della città, che non può essere circoscritta alle elites intellettuali, ma che necessita del contributo di chiunque abbia un’adeguata sensibilità.

                                                                         Dalisi's bike_ ovvero un modo alternativo di raccordare due punti nello spazio


La parte più interessante del percorso espositivo è dunque quella basata sull’interattività e sullo spirito “laboratoriale” che anima la mostra: attraverso appuntamenti settimanali Dalisi cerca di indurre nei visitatori la consapevolezza che chiunque abbia la capacità di essere potenzialmente un “creativo”.

Le sette sezioni della mostra ripercorrono le tappe fondamentali della carriera dell’Architetto/Designer nato a Potenza, ma Napoletano a pieno titolo, e del suo costante e ammirevole impegno nella salvaguardia e diffusione delle sue idee che, al di là che se ne condividano o meno gli esiti formali, hanno la capacità di farci entrare in un mondo che difficilmente da soli riusciremmo ad immaginare.
Rimane solo da chiedersi quanti dei suoi allievi sapranno fare tesoro dei suoi insegnamenti e, custodendone la passione, la visione della vita, la capacita di non uniformarsi ai voleri del mercato, avranno la capacita di generare “nuovi mondi” e quanti, invece, come spesso accade in Italia, finiranno con l’essere schiacciati sotto la personalità del Maestro, imitandone le forme ma tradendone i contenuti.

Dalisi, dal canto suo, non può certo preoccuparsi della questione più di tanto, e sembra voler dire, citando il maestro di Remy in “Ratatuille”: 
“la cucina (o l’arte, o l’architettura, o la vita in generale) non è una cosa per pavidi! Bisogna avere immaginazione, essere temerari, tentare anche l’impossibile e non permettere a nessuno di porvi dei limiti, perché siete quello che siete. Il vostro unico limite sia il vostro cuore”.