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sabato 16 aprile 2016

Salone del mobile 2016, Milano al centro del mondo!

In questi giorni Milano è un tripudio di etnie, colori, folle, arte, idee e  bellezza.
Ricorre infatti la 55esima edizione del Salone del Mobile, la più importante fiera del settore di respiro internazionale, e, davvero, non si può non parlarne.

Oltre 2400 gli espositori e 160 i paesi rappresentati; i mondi del design e del futuro aprono le porte ad addetti e non, mostrando l'ultima frontiera del bello, o meglio, dell'utile che si fa bello.
Tantissime le presenze illustri, ma soprattutto i colossi del Made in Italy che, in occasioni come questa, possono avere più di un motivo per sbandierare il tricolore.

Ma veniamo ai protagonisti: tra cucine quasi spaziali, bagni da sogno e complementi d'arredo da galleria d'arte, sono al centro le idee, spesso brillanti, la tecnologia, sale delle nostre vite,  il rapporto uomo-macchina che cerca di ridefinirsi e migliorarsi sempre più.


Eppure a chi pensa che a queste fiere si celebri il puro astrattismo, c'è da dire che si sbaglia. Basti pensare al Fuorisalone per le vie di Milano che accoglie artisti da ogni dove, colorandosi di genialità e talento. Quest'anno si parte dall'Università statale ed è tutto un gioco di contrasti tra i chiostri del '400 e le miriadi di istallazioni ultramoderne allestite dappertutto, persino sui tetti!

Checché se ne dica, la Milano Design Week è ormai qualcosa che va ben oltre la nicchia dell'architettura e dell'estetica fine a se stessa.
E' piuttosto un'occasione quasi unica di mostrare i frutti di un progresso, che seppur straordinario grazie all'ausilio di tecnologie all'avanguardia, resta pur sempre figlio del genio di chi li crea.
Ricordate le esposizioni universali? 
Ecco il Salone del Mobile ne è un loro degno successore.


Un evento di rilevanza mondiale che arriva ad abbracciare infiniti campi, un evento fatto di eventi, molteplici, variegati, eterogenei alla massima potenza.
C’è spazio per tutto al Salone del Mobile 2016!
Qualche esempio?
Un colosso come Kartell mette al centro della sua esposizione “Kartell Kids” la nuova linea dedicata interamente ai bambini con gli oggetti d’arredo che diventano giochi, rivisitati ed elaborati in chiave moderna ovviamente, ma che rappresentano comunque il ritorno dell’azienda agli arredi per bimbi dopo 50 anni: “colori pastello, estrose sagome di plastica, e il ricordo del gioco che si fonde alla funzionalità dell’oggetto”.


L’autore di Gomorra ha realizzato un cortometraggio ad hoc, si è presentato al mondo il primo divano meccanico e trasformabile, ed ancora, c'è spazio per il lusso, con un padiglione interamente dedicato ai Big dell’alta moda, e c’è spazio persino per la “cacca” con “The Shit Evolution” una serie di suppellettili di arredo domestico impastati con merda di vacca.


Infine, ad allietare ulteriormente queste giornate milanesi, quest'anno c'è anche tanto tanto caffè, e chi come noi è particolarmente sensibile al tema, proprio non può evitare di accorgersene. 
C'è Illy che festeggia svariati anniversari, quello della carriera, della sua prima macchina "Illetta" e delle ultime novità in campo tecnologico, offrendo ai presenti un percorso plurisensoriale e personalizzato per veri adepti, c'è Lavazza che con il suo "Coffee Design" presenta ricette elaborate ed ideate da chef del calibro di Cracco per rendere possibile il concetto del design in una tazzina di caffè, e c'è Kimbo dentro e fuori il Salone, praticamente per tutta Milano, praticamente ad ogni padiglione che conta. 

Insomma, recita bene lo spot di casa: "O ci sei. O ci devi essere".
Ed infatti, se siete in zona, affrettatevi! 
Da oggi sarà anche completamente aperto al pubblico ed avrete l'occasione di sbirciare una vetrina sul futuro che, almeno per qualche giorno, vi sembrerà presente!



FIERA MILANO - RHO
12-17 Aprile, 2016

mercoledì 25 giugno 2014

Pearl Jam_ Milano 2014

Una promessa e' una promessa:



Rolling Stones: ce li ho; Beatles, Janis Joplin, Jimi Hendrix, mancano (ma prima o poi dovranno pur inventarla la macchina del tempo); Bob Dylan ce l'ho; Lou Reed ce l'ho; David Bowie manca; The Who ce li ho; Neil Young manca; Led Zeppelin e Pink Floyd ce l'ho? (qui la faccenda e' complicata e per non offendere nessuno un bel punto interrogativo ce lo metto). Springsteen ce l'ho; Patti Smith, REM e U2 pure; Nirvana mancano (nessuna giustificazione, 13 anni sono un età sufficiente per essere accusato di negligenza). Radiohead ce li ho da molto prima di voi e se non potete portare a testimonianza una matrice di un biglietto del 96' è inutile che contestiate; i Cure, ce li ho; Blur, Oasis e Pulp ce li ho, e dovrebbero pagarmi solo perché li metto in questa lista.
Coldplay mancano e forse continueranno a mancare. Ramones e Clash mancano, ....cazzo quanto mi mancano. Gli italiani migliori ci sono quasi tutti (De Andrè a parte). Foo Fighters ce li ho, e si... stanno benissimo in una lista che comprende pure i Beatles... non rompete. The Withe Stripes avrebbero potuto esserci, e come loro molti altri, ma i Pearl Jam......i Pearl Jam mancavano, e nessuna raccolta in ambito musicale può dirsi completa se ti mancano i Pearl Jam, a maggior ragione se hai 33 anni e non hai la giustificazione di aver fondato una religione o aver inventato Facebook.



Tutto quello che puoi fare quando si degnano di venire a suonare a qualche centinaio di chilometri da casa tua per consentirti di non sentirti più in imbarazzo nelle discussioni musicali, è mettere le tue cose in uno zaino, cercare una tariffa decente di trenitaglia (Zerocalcare copyright), e partire senza incazzarti troppo se i biglietti migliori vanno via ancora prima che tu possa accendere il computer.
Eddie ti compenserà di qualsiasi sforzo, di qualsiasi brutto posto a sedere, di qualsiasi vicino di concerto/tecnico musicale esperto competente, e ti ripagherà già alla terza nota, semplicemente perché è la miglior voce della sua generazione; uno dei pochi che non ti farà mai sentire in imbarazzo per essere un suo fan, uno a cui vuoi bene nonostante sia stato baciato dal successo, dalla bellezza, dal carisma, dall'intelligenza (chi invece, non ha mai avuto l'istinto di tirare un pugno a Bono alzi la mano.....su su siate onesti, su quelle braccia).


Forse perché ha avuto il coraggio di scavare nella parte più cupa, lasciandoti vedere una via di uscita, o forse perché fa parte di quella categoria di supereroi fragili, quelli che ti dicono "guardami, non sono perfetto, non ho i superpoteri. Qui ci sono la mia depressione, i miei problemi, i miei sbagli eppure faccio quello in cui credo, perché tu non potresti farlo?" I periodi neri, personali e della band, vengo ricordati più volte all'interno del concerto, i fantasmi sono sempre li presenti, ma ora il cantante dei Pearl Jam ha imparato a conviverci, ed è in una serata di grazia, indossando l'immancabile maglia 34 dei Seattle, e brindando con un buon rosso, chiarisce subito la serata che ha in mente: Relase, Sirens, Black sono un attacco che pochissimi gruppi possono permettersi, da "Go" a "Who you are" si susseguono carezze e strigliate, per un attimo fa capolino direttamente dalle terre selvagge Alex Supertramp reso forse più immortale dalle note di Eddie Vedder e dalle immagini di Sean Penn. Ma è durante l' Encore che il pubblico va letteralmente in estasi: Yellow moon, Small town, Thin air, Just breathe, Doughter, Jeremy arrivano proprio quando dovrebbero arrivare, la voce e' bellissima e potente, gli assoli non annoiano, il gruppo e' perfetto ( non faccio nomi per evitare di dimenticarmene qualcuno). C'è anche il tempo di cantare "Happy birthday " a Matt Cameron (o alla fidanzata). 



Si accendono le luci, ma nessuno, né il pubblico, né tantomeno i Pearl Jam, ha alcuna voglia di andare a casa: "Alive" e "Rockin' in the free world" diventano autentici cori da stadio, e a nessuno frega se qualcuno sbaglia una parola. "It's too late" dice Eddie dopo quasi tre ore di concerto, ma non prima di un ultimo pezzo. Via alla metro che se no chiude. 

Pearl Jam: ce l'ho!
Francesco Maisto
ph_ Fabio Massa



martedì 25 febbraio 2014

Dolce & Gabbana_tra guerrieri, fiabe, Čajkovskij e lusso!

Negli anni della moda in streaming, dei droni e delle collezioni in vendita il giorno dopo sui digital store,
la couture pura, opulenta e meravigliosa sa ancora stupire.

Il web mi ha spinto su Moschino e come ho già detto, Jeremy non mi ha deluso, ma sapevo che il mio cuore fosse altrove. Il cuore creativo, passionale, carnale era al Metropol, allo show di Dolce & Gabbana, come sempre del resto.

E' uno spettacolo straordinario e lo si capisce sin da subito, l'albero roteante e incantato delizia ed incuriosisce come il profumo dell'amato, fa presagire l'intensità preparandoci al primo debutto, quello della musica, classica, solenne, meravigliosa di Čajkovskij.

Dal Lago dei Cigni allo Schiaccianoci le emozioni zampillano, se mi consentite, saltellano da una pietra ad un decoro, si torna a sognare e pian piano si acquisisce la consapevolezza che il clima fiabesco, in cui ogni abito è un "personaggio a sè", è legato alla nostra realtà.

giovedì 5 settembre 2013

NINE INCH NAILS @ Filaforum di Assago, Milano

28 agosto 2013_ i Nine Inch Nails suonano a Milano, penultima data del tour europeo.

NIN_ 2013















Il livello non è alto, è altissimo.

I suoni sono perfetti, la scenografia vive di vita propria. Il gruppo è giovane, e Trent è in piena forma.

Il contatto è graduale. Il concerto comincia con le luci accese. Uno sguardo veloce tra palco e pubblico. Pochi secondi per osservare chi si ha di fronte. Ma l’esplosione è nell’aria, e le luci si spengono a breve. Che l’esperienza mistica abbia inizio.

La prima mezz’ora è un’overdose di esperimenti. Lenta, morbida e sensuale preparazione alla violenza di repertorio. 

Un’atmosfera densa/dance, tecnica e complessa, in cui le note di Sancitified si mescolano e si confondono, ed è semplice e puro piacere riconoscerle.

La tensione sale ed esplode in una March of the pigs da manuale, seguita da Piggy e da un immancabile boato. Binomio imprescindibile, che racchiude una carica emotiva che non delude mai. Stesso discorso per The frail / The wretched. Alcuni cavalli vincenti, davvero non vanno mai cambiati.

Il ghiaccio è rotto: Terrible lie, Closer, Gave up. Una buona dose di YEAR ZERO, che non guasta. La tecnologia, avanzata, è gestita con maestria e intelligenza.

NIN_ 2009


Mentre i suoni vibrano nelle ginocchia, toccano nervi scoperti mai conosciuti e assumono il pieno controllo sulla gestione dei movimenti, nell’equilibrio di alcune canzoni riconosco la matematica, i numeri, la metrica, ma soprattutto le sovrapposizioni, e i layers. Visualizzo l’organizzazione dei pezzi come disegni di autocad. Immagino suoni blu, suoni verdi, impianto idrico, impianto elettrico. Incastri perfetti nelle combinazioni più complesse. Studio approfondito, metodo e attenzione maniacale. Non c’è niente che sia semplice, e non c’è niente che non funzioni. Poi mi ricordo che Trent è ingegnere.

Dosi di musica in vena, come flebo di vita. Ossigeno.

Wish, Survivalism, The good soldier, Only.

Respiro a pieni polmoni come fosse aria di montagna, e non c’è meditazione che tenga, non c’è preghiera, non c’è santuario, non c’è luogo sacro che regga il confronto. Energia, che si diffonde pura e positiva.

Head like a hole e The hand that feeds you non possono mancare.

Sono le 23:00, e un amico me lo fa notare. (Chiaro che vorrei strozzarlo). Le luci si accendono, e si rispengono, per il gran finale. HURT è il finale, è sempre il finale. È la quarta volta che vedo i NIN ed è la quarta Hurt che ascolto, forse la più emozionante di tutte. Mani sulla pancia, sussurro le parole, e mi godo gli ultimi secondi. 

Trent Reznor, per tutta la vita.




Il concerto è finito, ed io salto ancora. L’età media al Filaforum è sui trenta. Non ci sono orde di ragazzini, né di nostalgici. Mi guardo intorno e vedo solo sorrisi. Entusiasmo diffuso, che si avvia lento verso la Milano di fine agosto. Molti, a dirla tutta, hanno fatto un lungo viaggio. Ne è valsa la pena.

La mattina dopo, appena sveglia, ricevo un messaggio: 
“ma si rifà stasera eh?”
“certo! Stiamo andando a Zurigo?” 
“in capo al mondo!”

Due giorni dopo, invece: 
“Manu, come stai? Piaciuto il concerto? Io sono ancora shockato!”
“io, invece, sono ancora di buonumore!!!”


(e lo sono ancora adesso)


leggi anche:
nine inch nails @ Vodoo experience_ New Orleans


lunedì 17 giugno 2013

Estasi da rubinetterie_GESSI!

Milano, gennaio e la settimana del design,
un bombardamento di luci, forme e colori, stimoli ed input da ogni dove per ogni tipo di professionalità. Non solo architetti e designer, ma creativi di ogni sorta che attingevano ad un melting pot inesauribile di artefatti, creati ad hoc per impressionare tutti i visitatori, sempre intrinsecamente clienti.

Passeggiando per Via Manzoni, stordite e avide di informazioni siamo state attirate da uno showroom in penombra, varcata la soglia lunghe scale di legno ed hostess impeccabili ci invitavano ad entrare. Sembrava un club privè adatto alla business class giapponese, così,  perplesse e lusingate ci siamo avventurate.

Era il paradiso di Gessi.


Nero e penombra, scrosciare d'acqua e luci morbide, soffuse e gradevoli ci hanno dato una straordinaria accoglienza. Passerelle in legno chiaro e pregiato che segnavano il percorso su un pavimento fatto di piscine in movimento. La sensazione era quella di muoversi in un paesaggio incontaminato,  nel cuore di una foresta equatoriale, nella frescura di una vegetazione umida. Intorno a noi un pubblico internazionale che beveva dagli occhi.



















Fuori dall'estasi onirica abbiamo appreso che Gessi produce rubinetterie, declinate nella maniera più sofisticata che abbia mai visto in Private Wellness, Bathroom Collection e Technology for the Kitchen ed arricchisce l'offerta con collezioni di lavabi e ceramica sanitaria, tessili e piccoli accessori personali per il bagno.


















Un'offerta di alto profilo nell'ottica di un design meravigliosamente minimal, essenziale e lussureggiante allo stesso tempo, organizzato in maniera da toccare le corde profonde di molti e sviluppare la bramosia ed il desiderio di un soffione doccia con getti da 3mm o bocche a cascata.























Un edificio intero di design, dedicato al design, al cui interno ci si perde, incuriositi da ogni dettaglio. Affascinati dagli spazi oltre che dagli oggetti, ci si inoltra in aree ben incastrate e progettate,


















tra tagli di luce e percorsi d'acqua.


















Design liquido che reinventa il rituale della doccia e trasforma oggetti funzionali in oggetti dall'estetica sensazionale, coniugato con uno straordinario senso estetico e del marketing. ;-)
























Nel caleidoscopio di una densissima settimana, negli occhi e nella mente ancora cascate e vasche in cristalplant.




Gessi SpA
Milano Via Manzoni 16A
20121 Milano (Milano) - Italy

lunedì 13 maggio 2013

Bisbigli rumorosi dalla designweek_(1)

Il solito tecnico mesetto di ritardo è quasi trascorso, possiamo quindi procedere alla pubblicazione delle nostre riflessioni sulla design week milanese. ;-)

Durante il viaggio di ritorno, in treno bisbigliavamo fittamente ed il nostro sfortunato compagno di viaggio ci lanciava occhiatacce infastidite, sbuffando rumorosamente e invano.
Il Fumo Fucsia team riassettava i pensieri, le immagini, i suoni ed i sapori accatastatisi nella mente dopo tre giorni di full immersion nella designweek milanese, a quanto pare in maniera decisamente rumorosa.

Dopo la sedimentazione dei ricordi e la rielaborazione dei contenuti siamo pronti alla pubblicazione di brevi focus su ciò che ha catalizzato la nostra attenzione.
Il tour si è sviluppato in tre giorni intensi, pianificati di notte per ottimizzare spostamenti e non perdere gli eventi più interessanti, ed ha visto, come base operativa, il loft di una magnanima designer, abituata al fumo fucsia di vaniglia e agrumi, fiori, cuori e piattini coordinati.
Ci siamo concentrati sul Fuorisalone, dedicando uno spazio residuale al polo fieristico visitando solo il Salone Satellite, e abbiamo vagato per la città ebbre di quello spirito gioviale, curioso e creativo che si respira a Milano in quest'occasione.
Let's start!

Prima entusiasta tappa nei Chiostri dell'Umanitaria, provvidenzialmente a tre passi dal loft, un'esplosione di colori ed intrecci crochet con corde e filati coloratissimi per la realizzazione di arredi da interno e da esterno.
Le texture create dai filati tecnici erano avviluppate come fossero gomitoli high tech ed erano sagomati in maniera semplice, pulita e densa di colore resistuendo un'idea di comodità e notevole flessibilità.




"Ambienti disegnati col colore"(cit.) e con Rope, un filato frutto di ricerca e sperimentazione, impegato per
gli intrecci e le corde, lettere primarie del nuovo alfabeto di Paola Lenti. ;-)