Visualizzazione post con etichetta italia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta italia. Mostra tutti i post

venerdì 23 settembre 2016

FertilityDay: “Andiamo a procreare”? Macché, “Corriamo a cancellare”!

Parlare di FertilityDay in questi giorni non è decisamente semplice.
Per la complessità del tema, penserete, ed invece no, non solo.
Per l’enorme e stratosferico putiferio che ha scatenato il Ministero della Salute con le sue ben 2 campagne di sensibilizzazione al riguardo.






Da dove partiamo?
No perché in questi giorni è successo davvero di tutto, ne sta parlando veramente chiunque e come al solito qui da noi il tema non si centra mai, è solo un continuo vociferare, polemizzare e cancellare di volta in volta le tracce degli “orrori” commessi. 
Procediamo per gradi, magari dalla prima campagna, quella degli inizi di settembre, anche se prima necessito di una piccola premessa etimologica.
Ha una vaga idea il Ministero suddetto del significato del termine “sensibilizzazione”, no perché a noi, donne, uomini e bambini, forse sfugge.
Sensibilizzare dovrebbe significare creare affezione verso una materia previa informazione e divulgazione, non sparare dati più o meno precisi, infarciti da frasi oscene ed offensive.
Perché pur volendo lasciare per un attimo da parte la gigantesca inadeguatezza e l'assoluta incompetenza dell’Agenzia responsabile (su cui ragioneremo tra poco), questa campagna ha solo un colossale comune denominatore che è l’OFFESA, gratuita e virale aggiungerei!


Quella carrellata di immagini malfatte riesce infatti a risultare offensiva praticamente per tutti, cioè per il 100% del target di riferimento (ed in questo bisogna certamente riconoscere della bravura). Chapeau!
La campagna delle clessidre e del tic tac “datti una mossa”, attacca infatti in un colpo solo contemporaneamente:
  1.  Le donne che si sentono tali a prescindere dall'essere madri per qualsiasi motivo (carriera, scelte personali, esperienze negative etc).
  2.  Le donne che vorrebbero tanto trasformarsi in una macchina sforna bebè, ma che non possono perché:
              a) sono sole 
              b) non hanno un lavoro
              c) hanno un lavoro (e non vogliono perderlo)
              d) il loro compagno/marito non ha un lavoro o se gli va bene lo rinnovano a 3 mesi
              e) sono malate

        3. Gli uomini che se non fanno figli sono considerati cattive “leve” inutili alla società.
        4. Le coppie che hanno problemi di concepimento.



Ora, in barba anche ai palesi richiami alle più illustri ideologie nazionaliste, capirete bene che la Ministra (mamma di due gemelli a 43 anni), sia corsa ai ripari preparando un’altra campagna.
Olè!
Siamo in Italia ed i nostri strateghi sono quello che sono per carità, nessuno si aspettava un FertilityDay (che poi, come ha giustamente già evidenziato qualcuno pure il nome in inglese, ma perché???) geniale ed innovativo come quello della Danimarca (di cui vi rimando al link perché davvero possiate prendere atto dell’abisso che ci separa dai cugini danesi https://www.youtube.com/watch?v=vrO3TfJc9Qw ), ma attenzione, quella che a noi può sembrare fantascienza lontana anni luce, non è altro che un approccio realista e consapevole al tema perché basato, molto semplicemente, sul sacrosantissimo concetto dell’ INCENTIVO (parola quest’altra evidentemente sconosciuta nei grigi palazzi del Ministero).


Chiudiamo gli occhi e cerchiamo di dimenticare le enormi differenze socio economiche che ci separano da questi paesi, non serve certo che risorga Einstein per spiegare che le persone vanno incentivate dopo esser state debitamente informate, ma soprattutto lo capiamo anche noi comuni mortali che le proiezioni demografiche ci vedono da qui a 50 anni come un paese di vecchi e che quindi sì, è bello, buono e giusto fare i figli!

Bene!
Il nostro bel Ministro cosa fa?
Presenta l’altra campagna, questa più mirata agli stili di vita da assumere, e a quelli da non assumere, per avere una Fertility di ferro!
Ecco comparire opuscoli in pdf con immagini già usate per vari spot e locandine anni 90 in cui va in onda: “L’ariano è bello e poi c’è l’uomo nero.”
Il biondo è sano, il nero drogato.
Beatrice ci dice che il razzismo sta in chi lo vede, e c’avrà pure ragione, ma dico io, diciamo noi, possibile che questa campagna sia stata fatta proprio così, cioè proprio così male?
Contenuti meno di zero, grafica da far rabbrividire gli affezionati di Paint e testi di una delicatezza che manco Jack lo squartatore.
No, perché dovete sapere che (e qui riprendiamo il discorso dell’agenzia, almeno di quella presunta) questa Mediaticamente, con sede a Milano, ha vinto un appalto di 113.000 euro per dare vita a quest’oscenità, poi debitamente e prontamente cancellata dal loro portfolio secondo una moda lanciata dalla stessa Lorenzin.
Eh sì perché la Ministra prima lancia la campagna, poi twitta, poi licenzia (almeno così pare) e poi oscura temporaneamente il sito per cancellare i risultati di queste menti eccelse.
Che poi, se ti vai a fare una passeggiata sul sito del Ministero, scopri che hanno pure imparato cose nuove come lo streaming.
Seguono addirittura il recente trend del metterci la faccia per ispirare fiducia, tant’è che si trova il video della Bea che spiega la campagna per filo e per segno.
Certo, qualcuno le avrebbe potuto ricordare il famoso concetto dell’ incentivo, in modo che quella notiziona, secondo cui “ le società scientifiche che hanno aderito offriranno visite gratis una volta a settimana ai ragazzi dai 18 ai 25 anni nel prossimo mese”, l’avrebbe potuta annunciare con un po’  di enfasi in più.
Ma forse gli strateghi temevano che poi ci saremmo ribellati per davvero, rivendicando piuttosto diritti sul lavoro, asili nido, agevolazioni per i neo-genitori eccetera, eccetera, eccetera.



Lungi da me il volermi impelagare nel troppo facile discorso dei presupposti economici inesistenti, che lascio volentieri al Premier che ha archiviato il caso FertilityDay come “inguardabile”, ho cercato davvero di trovare una spiegazione a tutto questo.
E niente, se non voglio pensare che l’agenzia in questione abbia preso di mira la Ministra per qualche irrisolto dramma adolescenziale (hai visto mai qualche traumatico rifiuto tra i banchi di scuola o scambi di fidanzatini a tradimento), devo per forza dedurne che in realtà dietro tutto questo si celino i pubblicitari della Durex, ed allora sì che ci troveremmo di fronte a geni assoluti di marketing!



Una soluzione migliore potevano trovarla sfruttando le tantissime eccellenze che abbiamo in casa,…
che ne so pure chiedendo a Fedez di scritturare qualcuno per quello che sarebbe potuto diventare il nuovo tormentone della stagione “Andiamo a procreare”, e invece no, hanno preferito correre a cancellare!
Fonte: www.equazioni.org






sabato 16 aprile 2016

Salone del mobile 2016, Milano al centro del mondo!

In questi giorni Milano è un tripudio di etnie, colori, folle, arte, idee e  bellezza.
Ricorre infatti la 55esima edizione del Salone del Mobile, la più importante fiera del settore di respiro internazionale, e, davvero, non si può non parlarne.

Oltre 2400 gli espositori e 160 i paesi rappresentati; i mondi del design e del futuro aprono le porte ad addetti e non, mostrando l'ultima frontiera del bello, o meglio, dell'utile che si fa bello.
Tantissime le presenze illustri, ma soprattutto i colossi del Made in Italy che, in occasioni come questa, possono avere più di un motivo per sbandierare il tricolore.

Ma veniamo ai protagonisti: tra cucine quasi spaziali, bagni da sogno e complementi d'arredo da galleria d'arte, sono al centro le idee, spesso brillanti, la tecnologia, sale delle nostre vite,  il rapporto uomo-macchina che cerca di ridefinirsi e migliorarsi sempre più.


Eppure a chi pensa che a queste fiere si celebri il puro astrattismo, c'è da dire che si sbaglia. Basti pensare al Fuorisalone per le vie di Milano che accoglie artisti da ogni dove, colorandosi di genialità e talento. Quest'anno si parte dall'Università statale ed è tutto un gioco di contrasti tra i chiostri del '400 e le miriadi di istallazioni ultramoderne allestite dappertutto, persino sui tetti!

Checché se ne dica, la Milano Design Week è ormai qualcosa che va ben oltre la nicchia dell'architettura e dell'estetica fine a se stessa.
E' piuttosto un'occasione quasi unica di mostrare i frutti di un progresso, che seppur straordinario grazie all'ausilio di tecnologie all'avanguardia, resta pur sempre figlio del genio di chi li crea.
Ricordate le esposizioni universali? 
Ecco il Salone del Mobile ne è un loro degno successore.


Un evento di rilevanza mondiale che arriva ad abbracciare infiniti campi, un evento fatto di eventi, molteplici, variegati, eterogenei alla massima potenza.
C’è spazio per tutto al Salone del Mobile 2016!
Qualche esempio?
Un colosso come Kartell mette al centro della sua esposizione “Kartell Kids” la nuova linea dedicata interamente ai bambini con gli oggetti d’arredo che diventano giochi, rivisitati ed elaborati in chiave moderna ovviamente, ma che rappresentano comunque il ritorno dell’azienda agli arredi per bimbi dopo 50 anni: “colori pastello, estrose sagome di plastica, e il ricordo del gioco che si fonde alla funzionalità dell’oggetto”.


L’autore di Gomorra ha realizzato un cortometraggio ad hoc, si è presentato al mondo il primo divano meccanico e trasformabile, ed ancora, c'è spazio per il lusso, con un padiglione interamente dedicato ai Big dell’alta moda, e c’è spazio persino per la “cacca” con “The Shit Evolution” una serie di suppellettili di arredo domestico impastati con merda di vacca.


Infine, ad allietare ulteriormente queste giornate milanesi, quest'anno c'è anche tanto tanto caffè, e chi come noi è particolarmente sensibile al tema, proprio non può evitare di accorgersene. 
C'è Illy che festeggia svariati anniversari, quello della carriera, della sua prima macchina "Illetta" e delle ultime novità in campo tecnologico, offrendo ai presenti un percorso plurisensoriale e personalizzato per veri adepti, c'è Lavazza che con il suo "Coffee Design" presenta ricette elaborate ed ideate da chef del calibro di Cracco per rendere possibile il concetto del design in una tazzina di caffè, e c'è Kimbo dentro e fuori il Salone, praticamente per tutta Milano, praticamente ad ogni padiglione che conta. 

Insomma, recita bene lo spot di casa: "O ci sei. O ci devi essere".
Ed infatti, se siete in zona, affrettatevi! 
Da oggi sarà anche completamente aperto al pubblico ed avrete l'occasione di sbirciare una vetrina sul futuro che, almeno per qualche giorno, vi sembrerà presente!



FIERA MILANO - RHO
12-17 Aprile, 2016

mercoledì 2 dicembre 2015

La pacchia è veramente finita: si apre l’era del PRECARIATO del Raccomandato!

C’è CRISI, c’è CRISI, c’è CRISI, la parola più usata, abusata e martirizzata degli ultimi anni, colpisce ancora, colpisce di più, colpisce o-vun-que!
La CRISI è difatti arrivata laddove nessuno di noi poteva immaginare.
Persino quei “poveri” RACCOMANDATI (anch'essi così tanto odiati e nominati) hanno infatti smesso di dormire sonni tranquilli!
Che voglio dire?!
Adesso mi spiego!
La CRISI, signora e spauracchio, divinità impalpabile del male, entità mitologica astratta, figlia di Monti (?)  di Silvio (?) di Renzi (?) dei giornali (?) dell’ Europa (?), di noi tutti che la invochiamo, lei, insomma, ha fatto sì che questa solida e longevissima categoria, quella dei Raccomandati, appunto, una delle poche certezze su cui si basava la società nostrana, si sia vista costretta a snaturarsi, a dividersi, e quindi, da un paio d’anni a questa parte, siamo stati spettatori inconsapevoli un vero e proprio fenomeno di SCISSIONE!

Che voglio dire?!
In Italia, dove, i laureati (non assunti) non lavorano, i dipendenti pubblici (assunti) non lavorano, i politici (assuntissimi) non lavorano [motivo per cui - piccolissima riflessione -  i ladri, cominciano a trovarsi pure loro in difficoltà], se c’era una fascia “umana” protetta, immune a tutto questo, era proprio quella dei Raccomandati!
Schiere di persone non qualificate o poco dotate che, in barba a colloqui, curriculum e liste di scorrimento avevano il passepartout per il chimerico mondo del lavoro.
I raccomandati quindi, mali di tutti i mali, si sono impossessati di aziende, ospedali, uffici pubblici e privati, e chi più ne ha più ne metta, propagandosi peggio di una peste bubbonica.
Bene…[cioè mica tanto], questo era quello che pensavamo quando si parlava di loro, intesi come un’unica grande categoria di parassiti, o quasi!…ma [c’è sempre un bel “ma” in questi casi] ci sbagliavamo, perché, oggi che la CRISI è talmente forte che si sente e si vede, senza neanche più nominarla, oggi, ci si accorge che in fondo questi “poveri” raccomandati, non sono poi tutti uguali.
Ergo, con la disoccupazione allo  *stelle* %, siamo in grado di affermare che esistono in realtà almeno 2 tipi di raccomandati, e cioè:



A  - Quelli che, sì, sono conosciuti, da titolari, direttori, manager e quant’altro, e che quindi eviteranno colloqui formali limitandosi a presentare un curriculum che, nella migliore delle ipotesi, sarà conservato in qualche scaffale a prendere la polvere,
ma, diamine [Omm…respiro profondo] ce l’hanno, hanno “qualcosa” da scrivere, hanno “qualcosa” per la quale sono poi effettivamente CONOSCIUTI!

B -  Quelli che sono anche loro conosciuti dagli alti ranghi di cui sopra, ma per cause, per così dire, di FORZA MAGGIORE!

Che voglio dire?!
Ci sono persone che titolari, direttori e manager non potranno MAI, e dico MAI, non conoscere!
Tipo?


* ATTENZIONE: sono da considerarsi non computati nell'elenco: enfant prodige, quelli che “papà fa il medico, mi ha trasmesso la passione fin da quando allattavo al seno di mamma” ed eccezioni  varie (che poi di fatto sono quelle che confermano il tutto)…*
Dicevamo…tipo?!
Tipo i membri delle loro FAMIGLIE!
Mogli, mariti, figli, sorelle, fratelli, cognati, cugini, nipoti…ci si porta dietro una processione in grado di risalire  - e squarciare - più di un albero genealogico!


Sono loro i veri intoccabili e spesso, non sempre [non vogliamo mica generalizzare qui, d'altronde, anche tra quelli del gruppo A si può incontrare l’ “ANALFABETA BASICO”, il classico “amico di famiglia”, ma, guarda caso, sempre la famiglia ci azzecca] quelli non dotati di alcuna facoltà di pensiero basilare.
Queste figure, con o senza titoli, spesso - non sempre - acquistati neanche a buon mercato, non hanno ad esempio nemmeno bisogno di compilarlo un curriculum, per 2 semplici motivi:
 1)   Si trovano già nello stato di famiglia
       2)    Non saprebbero cosa scriverci dal momento che, CASA = FAMIGLIA = LAVORO!

- C’ bella cos! -

Dunque, sono questi i “mostri sacri” (nell'accezione più alta dell’aggettivo “sacro” che rievoca la Sacralità della famiglia) con i quali raccomandati di serie B e lavoratori comuni mortali sono costretti a misurarsi, ebbene, inutile a dirsi, è un duello assai impari.
Ne avrà da gioire il Vaticano se nel secolo della crisi della famiglia, resiste il must LA FAMIGLIA PRIMA DI TUTTO, (tranquilli, mentre scrivo non ho la colonna sonora de “Il Padrino” o simili, nelle orecchie, o meglio, non ancora) e qui, in Italia (nord-centro-sud), lo sappiamo bene.
Esempio a caso?
Avete presente quelle “azienducole”[1] che si ammantano di tecnologie e riconoscimenti più o meno prestigiosi per tentare di coprire i piedi argillosi - ma rigorosamente di famiglia - sui quali poggiano?!  Bene, fanno proprio al caso!
E se qualcuno si starà chiedendo - banalmente -
che tali imprese hanno comunque bisogno di persone competenti e specializzate al loro interno,
la risposta è, se possibile, ancora più banale: CERTO CHE Sì!  
Ed infatti…
Secondo voi, che ci stanno a fare i milioni di laureati alla prima esperienza lavorativa?!?
A cosa servono quelle altre paroline, che pure si sentono assai ultimamente, come:
-          STAGE
-          CONTRATTO A PROGETTO
-          TIROCINIO FORMATIVO    
Fonte: www.diversamenteoccupati.it
   
Del resto la lingua italiana è tanto bella proprio per questo, (anche se comunque ci divertiamo a rubare qualche parolina qua e là) è talmente ricca di sinonimi che si potrebbero trovare altri 10, forse 100 termini per definire in maniera diversa quello che è un fatto tristemente acclarato:

Tra corsie preferenziali e scorciatoie più o meno efficaci, il merito sbanda ed esce sempre più fuori strada, MA, [anche qui un bel “ma” ci sta tutto] se ci pensate la PRIMA VOLTA, è solo una, e nella maggior parte dei casi, pure la più brutta.
Il bello viene sempre dopo!
Ed un’esperienza di porte chiuse in faccia, renderà solo più abili ad aprirle, e ad essere sì, un po’ tutti, più meritatamente CONOSCIUTI!









[1] Azienducole: piccole o medio-piccole imprese, tra i 20 ed 50 anni di attività, nate da pregresse esperienze di genitori, nonni, zii e parenti prossimi, al cui vertice risiede ancora una famiglia in seguito a innumerevoli “innesti” e ricambi generazionali.