lunedì 22 luglio 2013

REACH OUT AND TOUCH FAITH! Depeche Mode @ Roma

Non parlare male. Non parlare male. Non parlare male.

Ok, l’Olimpico è una merda. Non si vede niente,  (e quello potrebbe pure essere un mio problema, che nella prossima vita, è risaputo, voglio rinascere Karim Rashid, anche per la stazza) ma si sente anche peggio. Ho fatto amicizia/litigato con tutti i ragazzi di un’altezza superiore al metro e novanta che puntualmente mi hanno tolto aria e spazio vitale. Devo ammettere, tuttavia, di aver riscontrato una certa disponibilità e un certo spirito di collaborazione nel pubblico. Numerosi  i “ti sollevo?”, prontamente rifiutati,  che sono stati in ogni caso di conforto.



Dave Gahan in piena forma. Bello come il sole, addominali scolpiti, pantaloni stretti e gilet di paillettes. Sobrio come pochi in quella mise, ed elegante. Mai altro uomo in tessuto laminato fu più sexy di lui. Più sinuose di quanto ricordassi le sue movenze di bacino. Ad un amico che ci ha tenuto a ricordarmi che nella vita non posso avere tutto, ho risposto che“ me lo prenderei anche cosi com'é in effetti. La mattina potrei chiedergli di leggermi l'oroscopo. E sarebbe già un buon risveglio. Potrei fargli compagnia tra i lustrini e dirgli: “tesoro, più brilli più sei fantastico!”

Due ore di concerto, che sono sembrate un tempo infinitesimale. Il momento più intenso, a mio avviso, una “I FEEL YOU” vibrante, in cui mi sono lasciata un po’ andare a fisici scioglilingua da bellydancer. “SHAKE THE DISEASE” ha rubato l’anima a tutti.  WALKING IN MY SHOES mi è stata rubata invece ancora un volta, poichè si da il caso che lo spettatore immediatamente dietro di me abbia ben pensato di urlare a squarciagola coprendo ogni qualsivoglia suono umano.  




La scaletta ufficiale, sbirciata adesso da altri siti, riporta 24 canzoni. Non posso credere che siano state cosi tante. La lista di quelle che avrei voluto è cosi lunga che sarebbe veramente inutile stare qui a riportarla.
Heaven è la canzone da primo ascolto, quella di cui ti innamori da subito. Per le altre, aspetto che vengano metabolizzate.  Esplosione su “soothe my soul”. Un inizio “slow” di “PERSONAL  JESUS”  lascia presagire la violenza, che si scatena sulle parole magiche che tutti quanti aspettiamo, quasi in tensione, per iniziare finalmente  a saltare!
Un pogo violento, in cui non mi trovavo da molti anni.

Non ho apprezzato le immagini dei cagnolini sullo sfondo di “PRECIOUS”, ma credo che me ne farò una ragione.

Un biglietto comprato il giorno prima, un viaggio organizzato all’improvviso, e nel cuore la delusione pregressa dell’ultimo concerto all’Olimpico, iniziato mezz’ora prima dell’orario ufficiale.

Un finale improvviso e le luci accese sullo stadio ci hanno lasciato “di princisbecco”. (E un po’ tristi).

E mentre si va via, mai voltarsi! (chiedere a Orfeo).





Bisogna solo chiudere gli occhi, e fidarsi.


REACH OUT AND TOUCH FAITH!

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