domenica 25 novembre 2012

HO VISTO UN POSTO CHE MI PIACE, SI CHIAMA MONDO


Giovedi 15 novembre 2012.


Ci sono amici che non vedi mai, quelli che vedi una o due volte all’anno, e quelli che incontri una volta nella vita. Ci sono amici con i quali condividi delle emozioni che non dimenticherai. Forse alcuni non dovresti nemmeno chiamarli amici, perché in fondo non li conosci affatto. Ma che nome vuoi che prendano quando ti mettono addosso un buonumore che dura per settimane? Non puoi che augurarti di rivederli presto, a prescindere da chi siano.

Una boccata d’aria buona, che arriva mercoledì mattina: 
“ci vieni al concerto di Cremonini?”. “Certo.”

Ok lo ammetto: non sono una fan di Cremonini… mi piacciono i Nine Inch Nails. Ma sono certa che Cesare non si offenderà se ammetto anche di aver passato la serata in piedi su una sedia a cantare le sue canzoni, ballare e scattare foto.



Spesso ci si chiede a che scopo andare al concerto di un musicista che non sia catalogato nella propria collezione di cd (perché si, io li compro ancora i cd), e come sopperire alla inevitabile mancanza di studio in base alla quale “non so le canzoni”. A prescindere dal fatto che assistere al concerto di uno sconosciuto possa essere oltremodo emozionate, c’è da dire che Cesare Cremonini, di sconosciuto, non ha proprio niente.  La sua musica è come il noise ambientale, e non c’è barriera che tenga.

TU CREDI di non conoscere le sue canzoni, metti in conto che potresti anche annoiarti, e pensi che quando gli altri canteranno tu non saprai cosa fare. INVECE NO. TU, LE CANZONI, LE CONOSCI. Si, tu quoque. Le conosci tutte e, se questo non dovesse bastare, quando il tuo cervello si riattiva, scopri che ritornelli che credevi non aver mai sentito escono fuori dalle tue labbra come dal vaso di Pandora, come nei migliori casi di possessione, con la predilezione per la lingua italiana a discapito dell’aramaico antico.



Lo spettacolo è divertente, è colorato: la teoria dei colori, che esplode sul palco e si diffonde dai monitor, attraversa il cuore dei musicisti, diversi e numerosi, e arriva ad un pubblico giovane, spensierato ed entusiasta. Un pubblico un po’ diverso da quello di Reznor & co all’idroscalo di qualche anno fa, in cui tornai a casa, felice, ma con un labbro spaccato a sangue.

Alessandro me l’aveva detto che avrei assistito ad uno spettacolo molto bello. Anche se avrei dovuto fidarmi sulla parola, è stato un vero piacere, dopo aver dubitato, dirgli che aveva ragione!



Ma i miei sorrisi, dicevo, sono cominciati mercoledi, quando Alessandro De Crescenzo mi ha detto che sarebbe arrivato a Napoli, carico dell’entusiasmo che vince sulla stanchezza in un tour, e di nero vestito.  Se una star ti chiama, molli tutto e dedichi il tuo tempo a quegli amici che vedi un paio di volte all’anno, e a quelli che non vedi mai. Alessandro suona la chitarra in giro con artisti del calibro di Cremonini e Tiziano Ferro; se vuole mangiare una pizza con te, chi sei tu per dirgli di no? Un’energia positiva mi ha pervaso istintivamente e mi ha accompagnato in due giorni di risate, di condivisione, e degli sguardi di chi assorbe il mondo quando è in viaggio. Passeggiando per le strade di Napoli con uno “straniero” hai la sensazione che voglia mangiarla, che voglia addentare, oltre che i babà, anche le pareti delle chiese, come fossero di marzapane, e il cielo blu. Una temperatura mite, e una serenità che niente avrebbe potuto turbare.  




Quanto al De Crescenzo come musicista… la sua presenza scenica è indiscussa: la sua sobrietà e la sua bravura parlano da sé. Riesce ad emergere anche dall’ombra più profonda. Alessandro sul palco c’è, e si sente. E’ chiaro, diretto, preciso e pulito. E’ d’impatto ma allo stesso tempo in perfetto equilibrio con gli altri, con la scena, col contesto. Un personaggio di un quadro di Caravaggio, calibrato, nella sua perfezione, in qualità di “miglior attore non protagonista”. Fuori dalla scena, è una persona veramente piacevole e, direbbero le mie amiche, anche piacente!

“Chris Costa, lo dico qui pubblicamente (a quei 4 lettori fissi), è stato un vero piacere conoscerla.”



Chris, che, da quanto io abbia capito, canta e suona qualunque genere di strumento e parla qualunque genere di lingua, è, anche lui, parte integrante dello spettacolo di Cremonini. I suoi capelli tendono a riempire la scena quasi quanto la scenografia ma dimostra, in compenso, un comportamento molto sobrio e compito, almeno sul palco. Tra le confessioni personali, tra un morso e l’altro ad un panino condiviso con curiosità e spirito di ingordigia, risulta che sia cresciuto in una pasticceria. L’impasto con il quale sia stato preparato e concepito il sig. Costa, è senza dubbio quello della star. Un età indefinita la sua: credo che rispecchi, il suo aspetto, esattamente il suo spirito. Capelli da clown fanno da cornice al viso di un ragazzo intelligente, sveglio, e di una simpatia travolgente.

Che fosse un buon musicista e un bravo artista, non l’ho dubitato nemmeno per un secondo. Quando poi ho ascoltato la sua voce e le sue canzoni, sono rimasta veramente incantata, ma questa, è un’altra storia.

Raccontare l’energia positiva di un paio di giorni di “musica” mi pare assolutamente impossibile, come impossibile ripetere le lezioni di napoletano impartite ad un veneto ed un altoatesino con tanto di espressioni volgari e poco consone ad un pubblico “perbene”.


Mi pareva giusto, però, dare a CESARE, quel che è di Cesare! 

1 commento:

  1. bella l'idea di raccontare il concerto anche dalla parte degli attori non protagonisti,..... per il resto, si, le canzoni del cremonini, per quanto ci costi ammetterlo, fanno parte della nostra vita come la nutella, le noccioline al cinema, e la coppetta di gelato d'estate; si puo anche sopravvivere senza ma sarebbe una vita con molto meno sapore

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