lunedì 14 maggio 2012

Bellini a luci rosse

Ebbene si.. L'ho fatto! Alla fine sono andata anch'io a puttane al Bellini!

Ad ottobre non mi ero fatta tentare da un teatro illuminato di rosso che apriva la stagione con un lavoro “Dignità Autonome di Prostituzione” il cui titolo mi sembrava troppo piacione, troppo ammiccante ai più ovvi istinti umani di chi dello steap-tease ne ha fatto disciplina ginnica...ma adesso, complici anche le miriadi di commenti ascoltati, non ho potuto esimermi e mi sono concessa un paio di serate di sfrenata lussuria.



L'illuminazione esterna mantiene le suggestioni promesse e si accede ad un foyer rosso fuoco arredato in modo geniale e sregolato che ricorda un'ambientazione alla Davind Lynch, ma più barocca.
Lo spettacolo inizia da lì, gli attori, uomini - donne - travestiti, fanno irruzione tra il pubblico mentre su di un trono sistemato al centro inizia una performance di danza. Poi, arrampicandosi su per scalinate rosse di rosso illuminate ci si sposta tutti verso la platea esageratamente rossa e fumosa, smantellata di modo che al centro ci sia spazio per un pianoforte, qualche microfono, e per ballare o sedersi a terra.
La musica non manca mai,  gli attori irrompono sul palco e dai 5 piani di palchetti intonando una nenia che fa tanto coro-da-tragedia-greca  mentre dall'alto piovono biglietti  le cui due  prime righe citano  “perchè l'Italia è un paese di  atristi, soltanto sui poster nei bagni dei cessi....”
Mi sembra tutto bellissimo e con sorriso perenne come un'ingorda di botox mi compiaccio di certo coinvolgimento “e siamo solo all'inizio..”

Parte lo show e tra luci, musiche e siparietto trans-burlesque si svela il mistero: ci troviamo in un enorme bordello in cui, armati dei nostri dollarini, dovremmo contrattare con le prostitute e i prostituti le loro performance teatrali, che avverranno nei luoghi più disparati del teatro. La scelta non manca ci sono il Pompei (che va in giro illuminando con una torcia i davanzali fioriti di divertite signore...), la RaccontoDuePunti, l'Industriale, La MeglioDiNiente, Lolitina e Gnegno, completano la Tenutaria della casa chiusa dell'arte e la sua bizzarra “famiglia”. Le performances, almeno quelle a cui ho assistito, sono monologhi del teatro classico e contemporaneo tutti con un'impronta fortemente drammatica, tutti molto belli, tutti molto “non me l'aspettavo”. Lo spettacolo parallelo però va in scena fuori, mentre mandrie di clienti vagano, contrattano o si intrattengono ballando, alcuni vivono una vera e propria sindrome di Stendhal applicata al teatro, altri inneggiano ad Amsterdam e all'amore libero...mi sento sfatta, decido di andare a bere una doppio malto giù al bistrot con il trans-burlesquer (il cui punto vita nonostante i galloni che ingurgita è la metà del mio), riemergo dai fumi dell'alcool per andare a fumare una sigaretta fuori e sorpresa, posso farlo ma...solo coprendo la testa con una veletta bianca!Perciò trascorro qualche minuto in quello che sembra un raduno di suorine tabagiste!! Geniale questo Melchionna (il regista...) Intorno all'una e mezza veniamo ricatapultati giù per le scale una musica frenetica ci investe mentre scorriamo di fianco agli attori che in fila verso l'ingresso ci abbracciano e ci salutano....   
ho goduto molto... e ci sono tornata ancora.
Viziosa.
Voi che aspettate a frequentare case chiuse dell'arte?

Nessun commento:

Posta un commento