giovedì 30 maggio 2013

Wine&the...Rain _the private party!

E' accaduto di essere stati invitati ad un exclusive private party e di essersi sentiti particolarmente entusiasti di parteciparvi.


Parliamo di un wine party di gala a tema 007 con la partecipazione di un parterre qualificatissimo di imprenditori, professionisti e top client che si inseriva nel Wine tour del ''Fuori salone del vino'' di Vitigno Italia, noto come Wine&theCity.

Il format, dal 2008 si svolge a Napoli e mette insieme la cultura del buon bere con la moda, il design, la musica e l’arte attraverso un percorso di quattro giorni in giro per la città il cui filo conduttore è il vino.
Un percorso di vino lungo 100 indirizzi selezionatissimi, ognuno associato ad un evento e ad una cantina per la presentazione dei propri vini.

Il private party si preannunciava così prestigioso, impegnativo e con quella giusta carica di mistero da scatenare il panico per la scelta dell'abito lungo a tema Bond girl.
Il Fucsia Team delegato, io (Rosaria) e Manuela, dopo estenuanti ricerche ed appropriati accorgimenti siamo giunte alla serata sfoggiando due abiti che provavano a ricalcare il più possibile lo stile delle amazzoni di Fleming e cavalcando il tappeto rosso ancora asciutto(:-S), ci siamo lanciate a piene mani nella degustazione.





















Selezionando rispettivamente calici di Lacrima Chrysti del Vesuvio Cantine Casa Setaro bianchi e rossi abbiamo chiacchierato con allegria con gli ospiti, ritrovando pochi James Bond, ma molti intenditori del vino.
La necessità di rinfrescare il make up ci ha portato alla scoperta delle toilette, dove abbiamo trascorso un lasso di tempo discutibile scattando foto per approfittare dell'effetto modaiolo delle vertigostripes alle pareti.






















Poi il diluvio. Del resto si sa, quando piove diluvia (cit.)



Il party ha assunto così una piega diversa, la pioggia ha preso a scrosciare con ardore e violenza e tutti gli ospiti si sono riversati sulle navate laterali. Come su ogni buona nave, la jazz band ha continuato a suonare! 
Nonostante questo riassetto tattico tutto è proceduto perfettamente, il party si è concluso con un'elegantissima scorpacciata di gelato pandistelle tra fashion bloggers in pose divertenti ed eleganti signore in versione sirenette con le code degli abiti portate goffamente a braccetto.

Il Palazzo Caracciolo era meraviglioso come sempre e l'organizzazione dell'evento impeccabile.

www.wineandthecity.it


giovedì 23 maggio 2013

DESERTI_ percorso - spettacolo attraverso un deserto metropolitano







La rassegna “InVisibili” di T.I.L.T. (TRASGRESSIVO IMOLA LABORATORIO TEATRO) prosegue.

L’evento clou è “Deserti” percorso – spettacolo attraverso un deserto metropolitano, un progetto che nasce per utilizzare aree abbandonate o zone di silenzio/assenza nel cuore pulsante di una città.
Deserto metropolitani. “Vuoti” nel cuore della metropoli che ricominciano ad esistere nel momento in cui vengono attraversati e cantati.

Nell’area dello spettacolo, il deserto è un riferimento filosofico.
Lontani da sabbie o cammelli, vengono evocati  in termini fantastici riti tribali, carovane, luoghi e oggetti sacri, profeti e demoni, stanzialità e nomadismo.





Una costruzione immaginifica, slegata dalla storia e dalla funzione d’uso dei luoghi attraversati dallo spettacolo, in cui gli spettatori stessi contribuiscono a formare il paesaggio in quanto, pur non essendo direttamente coinvolti, “guardano” e sono “guardati”, in lontananza, da altre “carovane” di spettatori, che si muovono contemporaneamente in percorsi differenti.


Canti rituali ed azioni fisiche, con poche e frammentarie frasi di testo e intrecci non narrativi, ispirati a stili pittorici spesso dipinti anche sui corpi degli attori.

Un panorama di atmosfere, più che una trama con personaggi dentro un’evoluzione testuale.



Deserti si propone come creazione di un’esperienza, attraverso l’uso di linguaggi non convenzionali, anti-naturalistici, spesso astratti, anche mutuati dalla pittura e dalla poesia.
È frutto di una creazione collettiva, corale, che prevede una buona flessibilità artistica e un allontanamento dalle forme tradizionali di improvvisazione e recitazione.


lo spettacolo_
Realizzato per la prima volta nel 2000, a Modena, negli spazi esterni degli ex depositi Amcm,  e prodotto dalla Drama Teatri; messo in scena nel 2011 a Bologna, nella ex fabbrica Minganti, e prodotto dal Gruppo Libero, ha coinvolto, ogni volta,  più di venti attori e non meno di 1.000/1.500 spettatori complessivamente per ciascun evento, divisi per piccoli gruppi di 20/30 per volta.

Marco Caronna, musicista e cantante di Parma, autore e regista, ha contribuito alla realizzazione di Deserti in tutte le sue edizioni.


 il regista_ Tanino De Rosa
Allievo dei registi e formatori russi Jurij Ljubimov (di cui aiuto-regista), Mikhail Butkievich, Serghei Issaiev, Nicolaj Karpov.
Hanno contribuito alla sua formazione Marisa Fabbri, Giancarlo Cobelli (di cui assistente), Marco Sciaccaluga, Biancamaria Pirazzoli, Bogdan Jerkovich, Laura Curino, Giorgio Marini, Franco Di Francescantonio, Matsemela Manaka, Michiko Hirayama, Wendy Alnutt, Charmian Hoare, Alessandro Tognon.
Come uditore, ha seguito cicli di lavoro con i registi Peter Stein, Anatolij Vassiliev, Vadim Mikheenko.
Ha frequentato negli anni ’70 il Laboratorio Fontemaggiore di Perugia, negli anni ’80 la Scuola di Teatro Colli di Bologna e in Toscana tre edizioni di “Prima del Teatro - Scuola Europea dell’Attore”.
Come attore, ha lavorato in teatro con ruoli di primo piano con le compagnie:  Il Gruppo Libero, Teatro di Pisa, C.U.T. di Pisa, Atelier della Costa Ovest, Drama Teatri, Accademia 96, Teatro Aperto, Koinè, Teatro di Sacco, La Corte Ospitale, Reon Teatro.
Ha partecipato a vari cortometraggi, produzioni televisive RAI e cortometraggi, dirette fra gli altri da Ermanno Olmi, Vittorio De Sisti, Stefano Salvati, Michele Lanubile, Francesco Amato, Luigi Rossini, Dario Zanasi.
Come regista, ha al suo attivo numerose produzioni di spettacoli ed eventi per Il Gruppo Libero, Koinè, Drama Teatri, Teatro del Tempo, Accademia 96, Circuito ABS - Basilicata, Museo medievale di Bologna, Festival Acqua di terra/Terra di luna, Associazione TILT ed ha curato varie edizioni del Premio Letterario Navile a Bologna.
Come formatore, svolge attività pedagogica dal 1991 conducendo laboratori e cicli di lezioni, soprattutto in Emilia e Toscana, presso scuole di teatro, centri di sperimentazione e strutture teatrali di diverse città italiane e realizzando moduli personali di pedagogia teatrale, curando spesso degli studi conclusivi e allestimenti su singoli autori, opere o tematiche particolari.
Dal 2009 ha iniziato una collaborazione con l’ITC -Teatro di S. Lazzaro di Savena, conducendo seminari intensivi e corsi e con la Factory Leggere Strutture di Bologna, realizzando diversi progetti.
Fino al 2006 è stato direttore artistico del Teatro S. Martino di Bologna.
Ha curato vari seminari di formazione sulla comunicazione, sulla creatività, sulla leadership. 
Dal 1988 collabora stabilmente con Radio Città del Capo di Bologna.
Ha fondato a Bologna nel 2008 l’Associazione Suoni Barbarici.


ven 24 - sab 25 - dom 26 maggio

ven 31 maggio - sab 1-  dom 2 giugno 


lo spettacolo itinerante si svolgerà nella zona antistante il Teatro Lolli di Imola           (Via Caterina Sforza, 3)  negli spazi esterni dell’azienda Usl

in ognuna delle sei serate saranno previsti tre turni di spettatori  
(ore 21:00, 21:25, 21:50)

è possibile partecipare allo spettacolo solo su prenotazione 
tel. 340 5790974 

l’ingresso è ad offerta libera


musiche originali e direzione dei canti_ Marco Caronna
progetto e regia_Tanino De Rosa
partecipanti al laboratorio_ Erika Agresti, Antonella Bertini, Paolo Bertocchi, Silvia Bruni, Laura Candura, Corrado Dal Pozzo, Primo Fabbioni, Cristina Gallingani, Lorenza Ghini, Angela Girgenti, Caterina Grandi, Roberta Maccarelli, Rosangela Martino, Adalberto Parenti, Piero Pasotti, Orfeo Raspanti, Alberto Rutigliano, Luca Tanieli
fotografo di scena_ Donato Arcella



lunedì 13 maggio 2013

Bisbigli rumorosi dalla designweek_(1)

Il solito tecnico mesetto di ritardo è quasi trascorso, possiamo quindi procedere alla pubblicazione delle nostre riflessioni sulla design week milanese. ;-)

Durante il viaggio di ritorno, in treno bisbigliavamo fittamente ed il nostro sfortunato compagno di viaggio ci lanciava occhiatacce infastidite, sbuffando rumorosamente e invano.
Il Fumo Fucsia team riassettava i pensieri, le immagini, i suoni ed i sapori accatastatisi nella mente dopo tre giorni di full immersion nella designweek milanese, a quanto pare in maniera decisamente rumorosa.

Dopo la sedimentazione dei ricordi e la rielaborazione dei contenuti siamo pronti alla pubblicazione di brevi focus su ciò che ha catalizzato la nostra attenzione.
Il tour si è sviluppato in tre giorni intensi, pianificati di notte per ottimizzare spostamenti e non perdere gli eventi più interessanti, ed ha visto, come base operativa, il loft di una magnanima designer, abituata al fumo fucsia di vaniglia e agrumi, fiori, cuori e piattini coordinati.
Ci siamo concentrati sul Fuorisalone, dedicando uno spazio residuale al polo fieristico visitando solo il Salone Satellite, e abbiamo vagato per la città ebbre di quello spirito gioviale, curioso e creativo che si respira a Milano in quest'occasione.
Let's start!

Prima entusiasta tappa nei Chiostri dell'Umanitaria, provvidenzialmente a tre passi dal loft, un'esplosione di colori ed intrecci crochet con corde e filati coloratissimi per la realizzazione di arredi da interno e da esterno.
Le texture create dai filati tecnici erano avviluppate come fossero gomitoli high tech ed erano sagomati in maniera semplice, pulita e densa di colore resistuendo un'idea di comodità e notevole flessibilità.




"Ambienti disegnati col colore"(cit.) e con Rope, un filato frutto di ricerca e sperimentazione, impegato per
gli intrecci e le corde, lettere primarie del nuovo alfabeto di Paola Lenti. ;-)









venerdì 3 maggio 2013

VINICIO CAPOSSELA @ CAMDEN PALACE THEATRE, LONDON

Il vecchio Camden Palace Theatre trasuda storia della musica. 

Malgrado dal 2004 si faccia chiamare KOKO e sia conosciuto come uno dei posti migliori in cui andare a ballare a Londra di sabato sera (cosi pare la pensasse Madonna nel suo periodo British), sul suo palco ci sono saliti i Clash, i Dickies, i Sex Pistols, e tutti i gruppi che hanno creato la scena punk londinese. 

Più di recente ci hanno suonato gli Iron Maiden, gli Eurythmics, i Cure, i Red Hot Chili Peppers e altri. 

Le guide per feticisti musicali informano che sia  il posto in cui Bon Scott degli AC/DC si sia preso la sua ultima sbronza e dove Madonna si sia esibita per la prima volta in Inghilterra. 

Se neanche questo bastasse, Wikipedia racconta che sia stato studio di registrazione per i programmi dei Monty Python's alla BBC e, ancor prima, il teatro più importante della zona ovest di Londra, dove spesso si poteva trovare in scena Charlie Chaplin. 


punk style_ Adrien Brody in S.O.S. Summer of Sam



Insomma... il posto sembra il luogo ideale per controbilanciare  una giornata passata tra gli edifici della City, eleganti, sofisticati e algidi come gli abiti scuri indossati dagli uomini d'affari che ci lavorano, e gli scenari post-apocalittici alla Blade Runner di Canary Wharf, dove la gente preferisce il caos dei centri commerciali sotterranei agli ordinati viali, quasi sempre battuti dalla pioggia, sui quali affacciano le hall di grandi banche e multinazionali. 

La strana coincidenza che quella sera ci suoni il tutt'altro che algido Vinicio Capossela rende sopportabile l'esborso di 27 sterline per il biglietto d’ingresso.


inside KOKO


Il locale si trova vicino Camden Town,  zona definita come la più alternativa di Londra dalle guide turistiche, ma che ormai  è in realtà un simpatico quartiere pieno di mercati, negozi e turisti, dove i punk  ricordano più i centurioni che si fanno fotografare davanti al Colosseo, che i ragazzi inglesi che volevano portare l’anarchia in Inghilterra alla fine degli anni ‘70.

Quando arrivo, una lunga fila aspetta l’apertura dei cancelli sotto una tipica pioggerella londinese: si tratta in gran parte di ragazzi italiani che vivono a Londra, per scelta o per necessità, o perché stanchi della madre patria, ma ci sono anche un po’ di inglesi incuriositi da quello che i manifesti annunciano come il “Tom Waits italiano”; fatto sta che già mezz’ora prima del concerto il KOKO è pieno.

La scelta della location da parte di Capossela appare particolarmente azzeccata: se infatti all’esterno l’edificio è abbastanza anonimo (almeno fino al calar del sole), all’interno il teatro conserva la sua conformazione originale di inizio Novecento e il rosso acceso  della moquette, delle pareti e dei soffitti  e i tipici  decori dorati,  conferiscono al posto un fascino decadente innegabile, rendendolo la scenografia più adatta per ascoltare la musica del cantautore nato ad Hannover, ma di origine irpina.


Mr. Capossela


«Good evening, buonasera a tutti, Kalispéra e kalisto poly, welcome to the teatro bar», così Capossela  si presenta al suo pubblico e, stretto in una giacca nera con la sagoma di una mano rossa che scende dalla spalla, non perde tempo,  e contando «uno, due, tre» in lingua greca e accennando semplici passi da ginnasta con le braccia e con le gambe, inizia il concerto  con i pezzi del suo ultimo album Rebetiko Gymnastas, omaggio alla musica rebetika ed in generale alla Grecia... e infatti greci sono buona parte dei musicisti che lo accompagnano.

Il concerto inizia, e i miei timori di ritrovarmi a Londra tra esaltati seguaci del "Vinicio" si rivelano subito infondati.

Il pubblico accoglie in maniera abbastanza fredda i primi pezzi inediti, complice anche una resa acustica del KOKO, non all’altezza del suo fascino; si scalda sulle note di Marajà, ascolta con curiosità alcuni pezzi classici riarrangiati in chiave rebetika, applaude agli omaggi a De Andrè, si diverte su un classico dei Pogues che diventa Ti lascio a Camden Town, si distrae quando Vinicio gigioneggia troppo con le note, si fa trascinare dal ritmo di Che cossé l'amor, Resto qua e di Con una rosa, va letteralmente in estasi con il catartico Ballo di San Vito, ed alla fine gli regala quello che di più possa desiderare un artista: un’ ovazione autentica, non frutto di un amore incondizionato, ma della gratitudine sincera per una bella serata.