mercoledì 26 settembre 2012

La "Vision" di Mariangela Levita per Harmony*

Una domenica settembrina inaspettatamente calda, un brio incosciente e una notevole curiosità ci hanno resi ospiti e ammiratori di Vision*, l'evento tenutosi domenica scorsa per presentare la nuova brand image della boutique Harmony.

Alessandra Borzacchiello, il direttore creativo della boutique, sta imprimendo all'azienda una nuova direzione, audace, sperimentale e in linea con le tendenze internazionali. Direttamente da Parigi, seguendo la scia delle grandi maison di moda, ha proposto un nuovo codice comunicativo, coniugando l'immagine luxury dell'azienda con l'arte contemporanea, democratica e sofisticata.
Nessun ossimoro.

La collaborazione è stata siglata dall'organizzazione sapiente di Rosanna Moretti, che ha interpretato il "new deal" della Borzacchiello realizzando l'incontro artistico tra Harmony e Mariangela Levita, artista riconosciuta, che ha sviluppato la nuova "vision" aziendale esplodendola nel suo artwork.
Una sagoma circolare piena di una texture optical microquadrettata e irregolare in bianco e nero che fa da contorno ad una H centrale colorata.
L'effetto ottico è notevole, il pattern crea movimento, illudendo l'occhio con un movimento che sembra lento ma inevitabile che vede l'acca come baricentro stabile e tuttavia in linea con la fluttuazione generale.








Proiezioni dai tagli decisi, linee e piani che sembravano sovrapporsi ci hanno accolto all'entrée del Palazzo, all'interno un ambiente sofisticato per una presentazione essenziale e selezionatissima.
Dress code black, decisamente comodo e quanto mai adeguato, dj set ed un parterre di giovani artisti, imprenditori, creativi hanno reso la serata piacevole e interessante.


 Entusiasmati dalla sperimentazione e dal coraggio dell'innovazione, attendiamo le nuove iniziative della svolta avanguardista di Harmony boutique.


martedì 25 settembre 2012

THOM YORKE... A CHI L'HA VISTO

Al concerto, "IL CONCERTO", ci sono andati proprio tutti. Io ho deciso di non andarci. Certe volte, nella  vita, bisogna scegliere il male minore. E sono andata al concerto del Planet Funk. Resta nella mia memoria lo schermo nero sul quale allo Sziget Festival di qualche anno fa venivano proiettati i nomi dei musicisti in attesa della loro entrata trionfale. C'era il countdown? Non lo so... forse. I Radiohead proposero uno show da manuale, quello che ogni fan di un festival avrebbe desiderato. Mi sono sempre chiesta se estrapolati da quel contesto sovraffollato e caotico di campeggi, palchi e musica e spettacoli ad ogni ora, avrebbero dato un'immagine meno patinata. Non lo saprò mai. E poichè penso che nessun appassionato Radioheadofilo potrebbe mai essere in grado di approntare una descrizione obiettiva del concerto senza sintetizzarci dentro la propria anima fino al midollo, ho pensato bene di chiedere ad un persona piacevolmente visionaria di suo, che si nutre di musica e libri, di descrivermi le sue emozioni di quella sera, e di rendermi un pò partecipe di quella magia che avevo deciso di lasciar andare. Quando affondi le mani nella sabbia, e poi la lasci scorrere, le mani non saranno mai veramente pulite. Dopo aver affondato il cuore nei  Radiohead ed aver lasciato andare la magia, volevo che qualche granello di Thom Yorke mi rimanesse ancora tra le mani. E quindi, per me, le immagini filtrate dagli occhi, dal cuore e dalla pelle di Alfonso Tramontano Guerritore. Un pò, se volete, anche per voi. Ma tanto è inutile!!!... lo so già che ci siete andati tutti! 


Perchè sei tu Romeo, dal balcone o dal palco, ingannevole come il cuore, rimasto uguale, ai rimbalzi diversi delle videosequenze. Ho dalla mia la prospettiva di chi osserva, e la gente mi sviene intorno e gli spazi si fingono per modo di dire. Sarà l’intuizione che porta ad illudermi. A scegliere ogni volta uno tra gli schermi, portandomi il resto preferito fino a casa, dove io stesso sono un ricordo, sicuro e labile. Un bicchiere bucato. 

Le visioni si riflettono negli effetti. Una glassa di fili e rumori, la coordinazione e la sintesi. Tutto perfetto e mendace. L’idea che si smembra nel modo sublime. L’attesa del piacere che contorce le strutture. I nomi più strani e l’ironia semplice, le condizioni elementari. Note, in fondo. Mentre il moderno scivolo dei tempi disegna dischi che scompaiono e nastri di memoria. E’ solo materia che si perde, storia dei diversi tipi di fruizione. 

Vedo le ossa degli amanti messe in fila. Lo strano odore del petrolio a colazione. E gli esseri marini, tutto intorno, fingendo di conoscere i miei stessi segreti. Ora capisco. La poesia elettronica respira con troppa foga. Prigionieri di una identica finzione, possiamo liberarci tra le maglie delle tasche. Con una identica chiave a forma di cuore.

Stop-go, stop-Go. (sottovoce). Stop.Go. 

Di tutto questo non rimarra che un insieme di suggestioni. Collezioni a caso, ostaggio dei frames, catturate illusioni da cellulari-pistola. Ero io, forse, da qualche parte. O no? 

Qualcuno lo spieghi alla folla. Nessuna registrazione illuminerà le notti in attesa. Sento tra i corpi le brezze e i rimandi di fine estate, come sassi di mare che compongono la strada. Indicazione elementare. Una stella cadente. La voce dei poeti. Vibrazioni sui più ricchi tappeti da volo. Ci viaggeremo sottovento, per non farci sentire dalle belve infette. Loro ci aspetteranno comunque, acquattate nel buio, fino alla fine dei tempi.


guida fantastica al riordino dei pensieri: quello che resta di un concerto romano
Alfonso Tramontano Guerritore

http://lavocedeipesci.blogspot.it/

giovedì 20 settembre 2012

MATADOR_ VITA O MORTE?


Pedro Almodòvar, 1986. Erano le undici di ieri sera, quando mi sono imbattuta in una miriade di film senza senso. Ieri, che non passavo la notte fissando la pagina statica di facebook, mi è sembrato che improvvisamente la televisione trasmettesse una miriade di cose. Una scelta tra generi vari che mi ha quasi turbato. Mi sono appassionata, ovviamente, a quello che sospettavo essere il film più drammatico. Certo, per poterlo dire con precisione dovrei guardare tutti gli altri, e questo non succederà. Il suicidio nel pulmino di “Non aprite quella porta” mi era già bastato quando ho cominciato a fissare le espressioni stordite e sconvolte di un Banderas ventenne. 

Scelgo “Matador”, e decido di fidarmi di un regista che mi ha deluso in poche occasioni. Un’ambientazione anni ‘80 di quelle violente, con vestiti e trucchi e capelli che non lasciano alcun dubbio. Del resto, è risaputo, che dagli anni ’80… non si esce vivi! Una miriade di colori, che fa da sfondo a poche scene toccanti. Personaggi severi e decisi, che gestiscono con una tranquillità disarmante la loro follia. Ossessionati dalla morte, come componente indispensabile della loro vita, fanno della tauromachia la propria arte, la propria guida, la propria linfa. Segnati dalle storie individuali e dagli istinti più macabri e passionali, si incontrano, si riconoscono, e non possono fare altro che amarsi. 


"Tú y yo nos parecemos, a los dos nos obsesiona la muerte". 

Sguardi profondi negli occhi scuri degli uomini e in quelli delle donne, incorniciati da quel nero sottile che rendeva enormi e bellissimi gli occhi di Mina, di Monica Vitti o della Callas, e che mi incanto a guardare ogni volta come se volessi assorbire dallo schermo quella precisione maniacale e indispensabile che si usa per dipingere a mano i visi delle bambole. Parole fredde e violente vengono pronunciate con dolcezza e sensualità.  Cappe, da toreri, e spade,  e rose rosse. Il contesto è straniante, e l’eclissi di sole aggiunge ombra alle ombre. Buio, luce, verità, menzogne, passione, dolore, amore, morte, e vita. Cosa ne pensi? “ Ti piacerebbe vedermi morire?”



giovedì 13 settembre 2012

Catapultato in un sogno

ATTENZIONE: quella che segue è la semplice e personale recensione di un film, “Midnight in Paris”. Quindi se non avete ancora visto il suddetto film e intendete vederlo, non continuate a leggere questo articolo, altrimenti ve lo bruciate! 

 “Flavio..ma tu l'hai visto midnight in paris??? Se non l'hai fatto rimedia quanto prima..t'innamorerai!” “No, non l'ho ancora visto. Me lo consigli?” “ABSOLUTELY. Il prima possibile!” 

Se una carissima amica ti scrive una cosa del genere, c’è da seguire il consiglio senza starci troppo a pensare su. Durante le vacanze estive, finalmente, mi è capitata l’occasione giusta per colmare questa lacuna. Certi amici riescono sempre a sorprenderti, a prenderti per mano e a portarti proprio dove volevi, a farti pensare con un pizzico di commozione “mi conosce alla perfezione!”. E’ una sensazione che tutti dovrebbero provare nella vita. E questa è stata una di quelle volte.  



Scorrevano le immagini del film, i dialoghi, e io ero come in estasi. Che dire, Gil ha vissuto il sogno di una vita. Chi è Gil? Giusto, un minimo di trama ci vuole...

giovedì 6 settembre 2012

UN-HABITAT needs your support: WUF!!


“Che fai oggi? Mangiamo qualcosa e poi andiamo al WUF?” “Addò??!! Al WUF?! E che è??!” “una mostra sull’architettura del futuro… madonna, e sei anche architetto…” “E vabbè dai, io che ne so… ho appena messo piede nella civiltà, e ancora, se non mi concentro, rischio di uscire di casa in costume da bagno. Ok dai, vengo, e vediamo che è sto WUF. (Trattasi di World Urban Forum). Occhi dolci per entrare il giorno prima dell’apertura ufficiale. Che non lo sapessimo prima, che l’accesso fosse per  “i più interessati”, mi pare più che scontato. Ma il mestiere, a quanto pare, è dalla nostra: “che fai nella vita?” “l’architetto” “ok, puoi entrare!” “ah grazie!” “mi dai un documento?” “certo” “ok… ma tu nella vita fai veramente l’architetto??” “ si guarda, c’è scritto anche sulla carta d’identità” “ah…si…è vero…ma io non avevo guardato sul documento, ti avrei fatto entrare ugualmente!” “ahahahahahahah! Grazie!” “e buona visita!” e dopo aver sorriso e sbattutto le ciglia, si entra.