Ne ho visti tanti, come Rocco di patate (o forse non così
tanti), di concerti degli Afterhours.
Eppure nessuno, e dico nessuno, che sia stato così, nel senso buono, potente, violento ed aggressivo.
Né pani né pesci - Ballata per la mia piccola iena - San Miguel - Musa di nessuno - Non voglio ritrovare il tuo nome - Ti cambia il sapore - Costruire per distruggere - La tempesta è in arrivo - Male di miele - La verità che ricordavo - Bye Bye Bombay - Padania - La vedova bianca - Ci sono molti modi - Quello che non c’è
sono solo alcune delle bombe assordanti lanciate ieri sera, in una guerra di suoni ed emozioni.
Fuori da tutti gli schemi e dalle abitudini, tutto assume una connotazione più forte, come una pagina di un libro che sottolineiamo con forza anche dopo averla letta tante volte. Come un testo che già conosciamo, ed in effetti lo conosciamo tutti a memoria, che all'improvviso diventa importante, che va urlato, che va riscritto a caratteri cubitali.
Ci colpisce, ci investe, ci travolge, ci riempie. E' il dono della musica.
Manuel e Rodrigo dominano la mia attenzione, come Nick Cave e Warren Ellis.
E l'intro dei dirty three, in effetti, lasciava presagire grandi cose.
Richiesta preparazione atletica e psicofisica per assorbire e per ascoltare, per sostenere consapevolmente il rumore, che è sempre fuori, ma soprattutto dentro di noi.
La musica nella vita non è mai superflua, non è mai veramente lontana, ma soprattutto non è mai abbastanza!
Nessun commento:
Posta un commento