lunedì 31 dicembre 2012

Non è vero? Speriamo

La tavola è imbandita e i parenti chiassosi e ancora sobri vagano per casa in attesa del via ufficiale.
Sul divano, attendendo fritti e misfatti dalla cucina, si fanno bilanci e si stila la wish list per l'anno che verrà.
Gli effluvi del capitone ed il frizzio delle bibite gassate danno un certo stordimento e confondono in una nebbiolina che si impregnerà in ogni fibra tessile, ricordi e sensazioni dell'anno passato.
Per alcuni buono, per altri meno, per tutti passato.
Come vorremmo che fosse il 2013?
Apro facebook e faccio incetta di auguri di ogni sorta, riempiendomi la mente di frasi scontate e originali e penso.
Volo al liceo, a Leopardi e al venditore di almanacchi.
Il mio anno finisce sempre così con la stessa riflessione.

Vend. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Pass. Almanacchi per l'anno nuovo?
Vend. Sì signore.
Pass. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Vend. O illustrissimo, sì, certo.
Pass. Come quest'anno passato?
Vend. Più più assai.
Pass. Come quello di là?
Vend. Più più, illustrissimo.
Pass. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Vend. Signor no, non mi piacerebbe.
Paas. Quanti anni nuovi sono passati dacchè voi vendete almanacchi?
Vend. Saranno vent'anni, illustrissimo.
Pass. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Vend. Io? Non saprei.
Pass. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Vend. No in verità, illustrissimo.
Pass. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Vend. Cotesto si sa.
Pass. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Vend. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Pass. Ma se avestge a rifare la vita che avete fatta nè più nè meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Vend. Cotesto non vorrei.
Pass. Oh che altra vita vorreste rifare? La vita c'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Vend. Lo credo cotesto.
Pass. Nè anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Vend. Signor no davvero, non tornerei.
Pass. Oh che vita vorreste voi dunque?
Vend. Vorrei una vita così come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Pass. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Vend. Appunto.
Pass. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascono è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato che il bene; se a patto di riavere la vita di prima con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Vend. Speriamo.
Pass. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Vend. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Pass. Ecco trenta soldi.
Vend. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.
 (Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere, G. Leopardi)


Buon anno a tutti voi*


domenica 30 dicembre 2012

SARLI_ m'apparve

Per uno strambo gioco delle parti, sono sempre io a scrivere di abiti da sogno e da sposa.
Prendiamola per un buon segno.

Stavolta si è trattato di una vera e propria epifania, inaspettata e travolgente come solo un'apparizione divina può essere, Sarli.




Il giorno tanto proclamato per la fine del mondo, venerdì 21.12.12 trafelate tra un evento e un altro, per non tradire il nostro fortunoso e costante mantra "sempre tutto insieme", siamo arrivate all'atelier Harmony Sposa per FUTURE e nell'attesa di partecipare alla performance ci siamo guardate intorno.
Sale ampie e sofisticate accoglievano pochi abiti come fossero opere d'arte collocati su appendiabiti a vista e molto alti, inaccessibili, lontani ed evanescenti, in ogni caso ben visibili e a portata di mano, ossimorici come sogni.

Abiti da sposa ma diversi.
Scultorei ma dai volumi flessibili, audaci eppure classicamente bianchi o avorio, semplici e allo stesso tempo sofisticatissimi. 

 



Balze e tagli netti perfettamente coordinati in un'architettura dal carattere deciso ed  estremamente femmineo, dolce, delicato e sognante.









































Noi, un gruppetto di tre ragazze in età da marito, li guardavamo basite, perplesse, turbate per le emozioni tumultuose che solo le opere d'arte sanno suscitare; ai nostri occhi non erano abiti da sposa, erano manufatti curiosi che desideravamo scegliere, possedere e indossare. Erano gli abiti di Sarli.
Abbiamo scattato foto voraci per portare via immagini di quei sogni in forma di seta e tulle.

Al centro della sala svettava un abito in posizione privilegiata, il primo Harmony Couture.
Un abito misterioso, estremamente semplice, quasi nudo. 









































Ci giravamo intorno per coglierne i dettagli, le decorazioni erano adagiate sul piano, estranee all'abito, il corpetto e la gonna di un raso luminosissimo avevano un corpo essenziale e chiaro, mentre il retro si caratterizzava per uno spicchio di organza finemente lavorata che interrompeva la semplicità della gonna senza interromperne l'eleganza.
Non è stato amore a prima vista, ma un innamoramento graduale e irreversibile.








































A casa, ho metabolizzato le immagini e i volumi e ricercato notizie su Sarli.
Non posso fare altro che suggerire questa esperienza.

Via Diaz 98, Aversa (Ce)
081 5039572
392 7933000

lunedì 24 dicembre 2012

MARIA CRISPAL_ FUTURE @ Harmony Aversa

Il 21-12-2012 la maison Harmony presenta, negli spazi del suo showroom di Aversa, la performance dell'artista MARIA CRISPAL. Il futuro ricomincia da qui.

Non siamo morti. Mi pare un'osservazione doverosa. Possiamo archiviare per un paio di mesi (o fino a dopo Natale, come preferite) presagi, profezie, premonizioni, sogni di catastrofi e cataclismi, e tornare alle nostre entusiasmanti vitali occupazioni. Se poi proprio vogliamo essere onesti... confessiamoci pure di non averle  mai abbandonate, che in fondo in una morte collettiva non c'è troppo gusto: non c'è competizione, nè tensione, nè pathos.


Una donna in abito da sposa. Candida, spalle tornite, immobile e delicata. Rigida e precisa ma dotata di respiro ed energia, della vita che manca ai mimi. 
E' immobile e, anche se è distante, percepisco il suo respiro. E' sotto i riflettori ma sembra non percepire nessuna sensazione. Non mostra esigenze vitali: non caldo, non freddo, niente fame, niente sete. Così mi appare. (così è? se mi pare?)
Lei respira. Impersonale, parte del mondo, ma indipendente.

Una passerella con manichini, e pochi cenni d'intesa. "Prendete e mangiatene tutti", questo è il mio occhio, offerto in dono a tutti voi. Perché possiate vedere oltre quello che appare, decifrare i codici della banalità e assaporare la vita in maniera concettuale. 

Nel giorno della fine del mondo non c'è tempo per l'ultima cena e poi, si sa, ora vanno di moda aperitivi e buffet. A prescindere dal significato, c'è da dire che prendere dalle sue mani cupcakes o crostini al formaggio non sarebbe stato altrettanto chic.

La donna/sposa/madre/sacerdotessa/venere/dama/speranza/amore è Maria Crispal, che dispensa confetti decorati. Sul confetto il simbolo che la rappresenta: un occhio. 

Voce sensuale, ti fissa negli occhi e ti invita ad avvicinarti: "MA" "NGIA" "MI".
Mi avvio lungo un percorso che in chiesa, ammetto, evito da tempo. Molte le messe alle quali ho dovuto assistere mio malgrado negli ultimi mesi: matrimoni, funerali, matrimoni, funerali e matrimoni. (La varietà potrebbe sconvolgermi). Da un po' di anni evito la confessione e il "rito del corpo", che prima veniva depositato sulla lingua, assicurandosi che l'ostia ci si attaccasse al palato generando principi di soffocamento; e ora, invece, grazie alla fiducia acquisita nel tempo, viene consegnato "chiavi in mano", come un appartamento.

Quando mi avvicino a Maria Crispal, splendida nel suo abito bianco, prendo il suo corpo dalla sua mano e non ho il coraggio di mangiarlo. Lo prendo e lo porto via, per guardarlo meglio, per guardarla negli occhi e capire bene come sia fatta. 
So che si scioglierà a breve, e lo fotografo come fosse un ricordo, bomboniera simbolica.


Un soffio dell'artista manda via i commensali.

Un rito, ed un rituale, che si sintetizzano in pochi attimi. Una performance breve, che in pochi minuti dissemina informazioni, trasmesse in maniera essenziale: sguardi, cenni, sospiri, sillabe, parole chiave.

Esco dalla sala. "Ti è piaciuta?" "non lo so, ci devo pensare".

Ci ho pensato. Molto.
Non c'è altro modo, a mio avviso, per capire se un'espressione artistica di questo tipo sia riuscita o meno. Pensarci e ricordarla dimostrano chiaramente e in maniera direttamente proporzionale, quale sia stato il suo impatto.

Mi esprimerò, quindi, con poche parole, ed essenziali: una splendida performance.


www.mariacrispal.com
www.facebook.com/mariacrispal
www.solstizioproject.com
www.harmonyaversa.com


martedì 18 dicembre 2012

Milano Lifestyle: le dimensioni spazio-temporali di una metropoli

Chi di noi non ha mai visitato almeno una volta nella vita il meraviglioso capoluogo ambrosiano? 


Io l’ho sempre adorato, ma stavolta mi ci sono letteralmente “catapultata” assimilandone subito i noti ritmi frenetici, e al mio ritorno a Napoli mi sono sentita spaesata, come in un’altra dimensione, e sempre più consapevole del divario tra le due città. Appena atterrata,la prima meta è una cena in un accogliente agriturismo dell’abbiatense: menu curato, personale cordiale, ambientazione caratteristica ed ottima compagnia ma attenzione….non c’era tempo per andare a casa a cambiarmi poiché mi trovavo dall’altra parte della città, ergo non sarei mai riuscitia ad arrivare in orario,quindi ho effettuato un pit-stop in un centro commerciale per cambiarmi e darmi una sistemata veloce. Giorno successivo: sveglia (stavolta con la dovuta calma), partenza dalla periferia (molto vicina al bergamasco), metro, destinazione Duomo.

 Giro per negozi, pranzo, suggestivi mercatini di Natale e molto altro ancora, il tutto durante un’abbondante nevicata; il pomeriggio scorre velocemente e realizzo di dover raggiungere i Navigli (sempre in direzione opposta rispetto a casa) per un happy-hour,ma stavolta non mi faccio fregare: metro,casa,doccia e ritorno in centro, sorprendentemente puntualissima come un orologio svizzero all’appuntamento. La sera successiva, dopo un’altra giornata di shopping, si va a ballare in centro, nonostante la ZTL. 

Ovviamente questi sono solo i particolari salienti del mio long week-end,ma sufficienti per esprimere brevemente qualche considerazione: le metropolitane passano con una notevole frequenza fino all’1 di notte circa e, nonostante fosse previsto uno sciopero per la giornata di venerdì, è stato subito revocato a causa della neve per consentire alle persone di spostarsi e (…ma va!) raggiungere con facilità il proprio posto di lavoro, poichè era quasi impossibile guidare. Riguardo la questione ZTL, c’è da dire che il varco è attivo in alcune zone solo fino ad una certa ora, tale da consentire ai giovani di spostarsi facilmente per raggiungere i locali senza essere obbligati a spendere tanti soldi di parcheggio .Bene, fatte queste brevi riflessioni, diciamo quindi che i milanesi non sono così “sclerati” o stressati come a volte può sembrare: avendo grandi distanze da colmare e molti impegni, hanno semplicemente imparato l’arte di ottimizzare i tempi soprattutto grazie al miglioramento dell’efficienza dei servizi pubblici. 
Trovo alquanto ridondante commentare i luoghi comuni quali: “ogni mondo è paese….scippi, rapine, scioperi dei trasporti, etc sono ovunque”. Sarà, ma  personalmente, per me Milano resta sempre il cuore pulsante di moda, movida, tendenze e molto altro ancora. E garantisco che sono molto più stressata a Napoli dove impiego sovente anche un’ora o più per percorrere un tratto di venti minuti.

domenica 9 dicembre 2012

LADS WHO LUNCH @JARMUSCH CLUB

Alla fine del concerto i LADS WHO LUNCH regalano un cd, "quello vecchio". 
"Ragazzi, prendete e ascoltatene tutti. E'un omaggio". Cadeau natalizio veramente ben accetto. "E grazie!"

Un piacere ascoltarli, e quasi scortese rifiutare l'invito goliardico di fine serata del "ci vediamo domani per la partita?"  "la partita no, grazie" (con un grande sorriso ovviamente).



Una bella voce, musicisti bravi, e ragazzi simpatici.

Il Jarmusch sempre un po' fumoso, perché il fumo si riversa dentro anche se tutti si sforzano di uscire per l'ennesima sigaretta post-ennesima birra. Ma se ci sono 0 gradi, c'è poco da fare, noi non siamo abituati.

Il locale pieno, di molti amici che attendono gli amici. Ma credo che non ci sia niente di meglio di un pubblico che aspetta di riabbracciare la band.

Un'atmosfera calda, che forse fa quasi invidia ai grandi palchi.
Applausi, e confidenze, e ricordi di esperienze vissute insieme.

"Stasera suona un amico... che fai vieni? cerca qualcosa tipo... 
"LADS WHO LUNCH". 
"OK, quasi quasi vengo."

Ho tendenzialmente capito che di alcune persone mi posso fidare. Do un'occhiata sul web, e capisco che ne vale la pena.

Mi posiziono in un angolo, e ascolto ed osservo la scena in corrispondenza del batterista, attento e concentrato.

Una bella serata, e un cd che ascolterò con calma e con la giusta attenzione.



Dopo il concerto i discorsi si spostano su colori, pigmenti e argilla, e grandi tele che dovrebbero occupare appartamenti.

Di ascoltare gli artisti, che cantino, suonino o parlino di sé, si sa, vale sempre e comunque la pena!

LADS WHO LUNCH_ SOULS AND COWS
www.ladswholunch.org